Testi maledetti dalla storia
Fin dagli albori della storia la coscienza e la spiritualità umane sono state segnate da profondi ideali e da misteriose conoscenze. La sete insita nella nostra natura terrena ha cercato di tendere i propri sforzi verso la comprensione e la conquista di conoscenze superiori, di un nuovo potere ma soprattutto di un contatto con il divino e l’invisibile.
Fin dalle prime manifestazioni cultuali, figure come gli antichi stregoni e sciamani hanno cercato infatti di conseguire tale contatto tramite l’utilizzo di sostanze psicotrope o con il raggiungimento di stati modificati di coscienza che potessero permettere l’apertura della mente verso nuovi stati della realtà. Il fluire dei secoli diversificò e rese più complessi questi ideali trasformando quello che inizialmente era stata una avversione verso l’ignoto in uno strumento di crescita e di potere. Fu in questa logica evoluzione del pensiero esoterico e magico che già nel primo Medioevo nuovi fermenti culturali e cultuali iniziarono ad imporsi su dogmi e verità rivelate.
Proprio in tale frangente storico, sia che si consideri l’alto che il basso medioevo, l’evoluzione umana subì però un duro rallentamento causato principalmente da un maggiore fervore religioso ovvero da una dura repressione operata su tutto ciò che veniva ritenuto estraneo da “quanto era stato stabilito”.
Allo stesso tempo la visione moderna di tale periodo ha portato ad una raffigurazione oltremodo negativa dello sviluppo della nostra storia umana ovvero a rappresentarlo come uno dei momenti più oscuri del nostro passato, in cui la crescita umana arrestò la propria corsa innescando altresì un processo culturale e sociale che avrebbe condotto l’uomo a manifestare oltremodo malvagità e ignoranza.
Questa visione stereotipata del Medioevo è stata però ampiamente superata da molte scoperte compiute negli ultimi decenni che in realtà ci dimostrano come questo momento storico abbia costituito una base fondamentale per i futuri progressi scientifici e culturali. E’ indubbio che la maggior parte della popolazione versasse in condizioni disagevoli, se non addirittura ai limiti della sopravvivenza, ma allo stesso tempo esisteva una cerchia di individui, più o meno circoscritta, le cui disponibilità o la cui curiosità costituirono uno degli elementi trainanti del nostro attuale progresso. In questa epoca storica le volontà “purificarne!” dell’Inquisizione cattolica condussero a morte migliaia di vittime in tutto il continente europeo. Nell’ottica del tempo bastavano solo poche parole per poter accusare un individuo di collusioni o misfatti che non aveva mai compiuto.
La paura costituì un elemento dilagante tra coloro che svolsero ricerche eretiche (come sembra molto di moda dire oggi): scienziati, astronomi, medici ovvero tutte le classi del mondo scientifico divennero possibili vittime, o veri imputati, in processi per stregoneria o collusione con il demonio. Proprio per questi motivi gli studi esoterici medievali dovranno finire col connaturarsi come un filone occulto, un fiume sotterraneo, che sarà costretto a percorrere tutto questo periodo storico senza mai manifestarsi apertamente per pauradi conseguenze.
Ricordiamoci la fine che stava per subire lo stesso Galileo Galilei nel momento in cui, con le proprie teorie astronomiche rivoluzionarie, si pose in netto contrasto rispetto allo status qua culturale stabilito dalla religione cattolica. La paura di un sovvertimento dell’ordine culturale e scientifico costituito portarono altresì la stessa Chiesa a profondere ogni possibile sforzo teso ad attuare vere e proprie repressioni durante tutto questo periodo.
Nel fiume sotterraneo delle correnti esoteriche, la sete di conoscenza non fu però fermata da questa politica repressiva che dilagò nei confronti di tutto ciò che poteva risultare potenzialmente pericoloso o destabilizzane.
Fu proprio per tale motivo che gli studiosi delle scienze arcane iniziarono a rinchiudersi nelle proprie torri eburnee ma anche a muoversi, in ben rari casi, apertamente in pubblico e passando buona parte del loro tempo davanti ad alambicchi, antichi testi e strani rituali. Forse l’immaginazione moderna ha giocato molto, e forse troppo, sulla visione che potremmo avere di tali individui. La stessa cinematografia ci ha più volte presentato figure a limite tra la pazzia e l’ilarità. La storia però ci testimonia la presenza di individui, se non di intere famiglie, che dedicarono la propria esistenza alla ricerca di una conoscenza superiore o di un contatto con qualcosa di divino. In tale cursus honorum gli esoteristi ed i maghi iniziarono ben presto a codificare le proprie conoscenze o “scoperte” in ‘testi sacri’, ad uso e consumo di coloro che li avrebbero seguiti o ad imperitura memoria del percorso iniziatico intrapreso. Nel corso dei secoli erano state codificate varie forme e varie modalità per porre in essere rituali magici o esoterici.
Nelle epoche arcaiche la parola veniva utilizzata prevalentemente come mezzo di ‘evocazione’, ovvero come strumento fonico attraverso il quale invocare spiriti o risvegliare la propria coscienza. Nei secoli successivi, prevalentemente nel periodo tardo-medioevale, alla parola vennero affiancati simboli e gesti che resero inevitabilmente necessaria una codificazione scritta, ovvero la creazione di uno strumento che potesse preservarne la memoria e le finalità.
Sarà in questo contesto che verosimilmente inizieranno ad essere composti i primi Grimori. Questi testi circolarono sotto forma di manoscritti ed ogni esoterista fu tenuto a ricopiare e conservare con cura ogni grimorio. Sostanzialmente la funzione di questo particolare testo fu quella di raccogliere le diverse annotazioni che il mago esperiva durante i propri rituali o esperimenti.
L’etimologia della parola trae origine dal francese antico e nella sua accezione originaria viene fatta derivare dal termine gmmmaires, grammatica, ma successivamente trasformato in grimoires ovvero ‘libro che contiene istruzioni di base , dunque una sorta di “manuale d’uso”. La magia cerimoniale, evocata e finalizzata dall’esoterista, si riteneva potesse aprire quelle porte che si contrapponevano tra l’uomo ed il mondo superiore ovvero per richiamare quelle specifiche energie di cui i Grimori erano stati fatti depositar!.
Il grimorio costituiva una sorta di “libretto di istruzioni”, quasi una check list per condurre le evocazioni ed i rituali in tutta sicurezza. Tali forze erano difatti distinte in teurgia per le evocazioni di magia bianca, definita anche angelica, e i goetid per le evocazioni di magia nera o diabolica. Il grande antropologo ottocentesco Sir James Frazer, nel suo classico Ramo d’Oro, fornisce una interpretazione di questi antichi testi sapienziali estremamente interessante ribadendo come «[…] la forma più antica di magia fosse basata sul suono, ad essa subentrò la parola ed infine l’oggetto*.
Il grimorio si trasforma così in una sorta di “custode della parola”, in grado però di muovere e smuovere gli elementi della natura. IP termine grimorio costituisce un francesismo di relativamente recente importazione, giacché nel passato si era soliti infatti chiamare tali testi con l’appellativo più comune di Clavlcole (in latino Claviculae, letteralmente, “piccole chiavi’*); si ricordi a tale riguardo la ben nota Clavicola di Salomone, termine diminutivo che derivava la propria etimologia dal latino clavis, chiave. La ricerca di antichi grimori e di conoscenze perdute è forse uno dei più affascinanti leit motives della storia dell’umanità.
A tale genere di libri, a cui abbiamo fatto riferimento, si affianca un’altra tipologia, soventemente misconosciuta e soprattutto relegata ad una nicchia di curiosi e spettatori dell’insolito.
Il 29 marzo del 1947 lo scrittore Lyon Sprague De Camp diede alle stampe un articolo (Cfr. Lyon Sprague De Camp, ” The Untvritten Classics”, pubblicato sulla rivista The Saturday Review ofLiterature del 29 Marzo 1947 e ” Gli pseudobiblia nella letteratura fantastica”, nel volume di Robert William Chambers, “re in giallo”, Roma, Fanucci, 1975, pp. 7-28.) che avrebbe rivoluzionato il mondo letterario dell’insolito creando allo stesso tempo un neologismo che avrebbe costituito la nuova fonte di mistero all’interno del mondo esoterico e dei “classici mai scritti”, ovvero gli pseudobiblia. Con tale termine De Camp volle comprendere “I libri perduti, i libri mai finiti, gli apocrifi e i libri epigrafici (cioè i testi falsamente attribuiti ad un determinato autore)” ovvero libri che non esistono e non sono mai esistiti realmente ma a cui la storia ha voluto riservare un posto.
In tale categoria, negli anni ’70, i due saggisti e studiosi Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco introdussero quelli che sarebbero stati definiti come i “libri maledetti”, ovvero quei libri “soffresti o messi al bando per il loro contenuto, i libri dimenticati, non riconosciuti o celati in altri libri”. Nel 1986 lo studioso Domenico Camorrata, nel saggio “Gli Pseudobiblia di Chtulhu” (Cfr. “Glipseudobiblia nella letteratura fantastica”, nel volume Robert William Chambers, lire ingiallo, Roma, Fanucci, 1975, pp. 7-28), suddivide questo genere letterario in quattro categorie :
-libri che sono esistiti ma che oggi non esistono più (causa distruzione, perdita, etc.)
-libri che non sono mai esistiti ma che potrebbero esistere (per una ricostruzione apocrifa a posteriori, per giochi di citazioni che potrebbero permetterci di ricostruire parzialmente o integralmente il testo, etc.)
-libri che esistono, ma è come se non esistessero (causa irreperibilità, estrema rarità, censure, etc.)
-libri che esisteranno ma che attualmente non esistono (poiché lavori in nuce, non attuali, non dati ancora alle stampe, work in progress, etc.)
Grimori e pseudobiblia si collocano oggi all’interno di un fermento culturale che per la sua maggior parte ha stravolto e alterato il suo vero significato originario.
Le antiche conoscenze ed i tipi di sapere preservati all’interno di questi primi testi costituirono una forma culturale ed una conoscenza mantenutasi, e sviluppatasi, nel corso dei secoli nella totale segretezza ovvero nella speranza di poter giungere a quei fini tanto agognati.
Per nostra fortuna tali testi si sono in parte preservati fino ai giorni odierni dimostrandoci oltremodo come gli esoteristi dovessero essere considerati a tutti gli effetti, nel senso lato del termine, degli scienziati ante litteram il cui fine non fu solo teso al contatto con il divino o al controllo del mondo terreno ma anche alla crescita interiore e allo sviluppo spirituale del singolo.
Proprio per tali motivi la Chiesa cattolica si trovò costretta a soffocare queste forme culturali alternative, movimenti ed idee che furono comunque in grado di risvegliare in tutta Europa l’animo e la sete di conoscenza di centinaia, se non migliaia, di individui, fungendo altresì da innegabili catalizzatori nello sviluppo delle scienze e del libero pensiero, al di là del condizionamento di ogni autorità politica e religiosa dominante. Concludiamo ricordando che il prossimo giugno sarà disponibile un nuovo testo, edito dalla Editoriale Olimpia, a firma Roberto Pinotti ed Enrico fiaccarmi che ripercorrerà seppur per sommi capi gli aspetti molteplici di questa Nostra sapienza segreta, ovvero di una inedita Storia esoterica d’Italia ignota ai più. Nel volume in questione si è altresì cercato di fare maggiore luce, e di rendere più coerenti, momenti ed aspetti del variegato mondo esoterico che ha dominato la nostra penisola in oltre quattro millenni di storia prendendo in considerazione anche quelli che furono prodotti della nostra cultura letteraria seppur a livello esoterico…
La Clavicula Salomonis
E’ sicuramente il trattato magico più diffuso e conosciuto di tutta l’area mediterranea. La sua popolarità è dovuta anche al fatto che esso è un vero e proprio manuale pratico di magia che accompagna passo per passo l’aspirante mago: descrivere come preparare se stesso e gli strumenti per le operazioni di magia, quali formule impiegare, di quali simboli e sigilli munirsi per difesa, come conversare con gli spirirti evocati, ed infine cosa chiedere.
Le origini della Clavicula sono di certo molto antiche. Molte delle cerimonie e dei rituali descritti sono molto simili a quelli utilizzati dai, caldei, dai babilonesi e dagli ebrei. Tuttavia l’atrribuzione del testo al re Salomone è da considerarsi senza dubbio leggendaria.
La prima citazione storica certa della Clavicula risale allo storico ebreo Giuseppe Flavio, vissuto nel primo secolo d.C. Successivamente fu citato dallo storico bizantino Michele Psello, e poi ancora ne Le Grand Albert, attribuito ad Alberto Magno, in cui sono riportate delle formule attribuite ad un certo Aronne Isacco,mago di corte dell’imperatore di Bisanzio Manuele I Comneno, che le aveva tratte a sua volta da un testo antichissimo, che con tutta probabilità era proprio il testo che oggi va sotto il nome di Clavicula Salomonis.
Della Clavicula esistono, proprio per la sua grande diffusione, copie in differenti lingue, dal francese all’italiano, dal’inglese al tedesco. La maggior parte di questi manoscritti è custodita nel British Museum di Londra o nella Biblioteca dell’Arsenale a Parigi; altri invece fanno parte di collezioni private o di biblioteche sparse un pò in tutto il mondo. Per il suo carattere evocatorio e diabolico, la Clavicula venne proibita nel 1559 dall’Inquisizione come opera pericolosa. Nonostante questo, però, la prima copia stampata fece la sua apparizione a Roma nel 1629.
Grande Pentacolo di Salomone
Questo grande Pentacolo doveva forzare gli spiriti refrattari ed ostinati che non desideravano apparire una volta evocati.
Mostrando questo Pentacolo essi sono costretti a comparire.
(fonte Enrico Baccarini)