Morgana è forse il personaggio più amato dei romanzi del ciclo arturiano.
Artù da alcuni studiosi definito “dux bellorum” dei Britanni, ottenne il potere verso il 516, quindi si dedicò a difendere la Britannia dagli invasori. Quando morì, forse nel 547, i Britanni non riuscirono a coalizzarsi contro il nemico e dovettero lasciare le loro terre per rifugiarsi al nord.
E’ in questo contesto storico, del quale possediamo pochissime fonti, che si svolge la vicenda del mitico re e dei cavalieri della tavola rotonda. Di Merlino e di Morgana.
La prima opera letteraria nella quale appare la figura di Morgana è la “Vita Melini” di Goffredo di Monmouth, scritta nel 1148, nella quale Morgen è una fata guaritrice che cura le ferite di Artù e che vive ad Avalon assieme a nove sacerdotesse:
< L’isola dei Frutti che è detta Fortunata
prende tal nome chè li produce da sè sola…
In quel luogo nove sorelle per singolare regola,
concedono privilegi a coloro che lì giungono
provenienti dai nostri lidi.
La maggiore fra loro è la più esperta nell’arte della medicina
e supera le sue sorelle per avvenenza e maestà.
Si chiama Morgana e insegna quale virtù
possieda ogni tipo di erba per curare i corpi sofferenti.
E’ a lei nota anche l’arte con cui sa mutarsi d’aspetto
e sa solcare i cieli con ali straordinarie come Dedalo.
Quando vuole diventa Bristi, Carnoti o Papia.
Quando vuole correrà per l’aria fino ai vostri lidi.
Si dice che abbia anche istruito le sorelle nella matematica>
(G. di Monmouth, Vita Merlin III,vv.908 e segg)
In realtà un breve accenno alla figura di Morgana era già presente nell'”Historia Regum Britannicum”, nella quale si diceva , a proposito di Artù, che fosse curato ad Avalon.
Benoit de Saint Maure la cita nel “Roman de Troie” del 1160 e in la “Vulgata Lancelot” e dice di lei: <Verità fu che Morgana, la sorella di re Artù, era molto esperta di incantesimi e di sortilegi più di tutte le donne, e per il grande impegno che ci mise lasciò e abbandonò la comunità della gente e soggiornava giorno e notte in foreste profonde e presso le fonti, cosicchè molte persone, che erano molte nel paese, non dicevano che era una donna ma la chiamavano Morgana, la dea.>
Da questo momento in poi la figura di Morgana andrà sempre più assumendo tratti negativi e da guaritrice benevola diventerà infida traditrice e maga, caratteristica che le rimarrà addosso come uno stereotipo lungo tutta la letteratura cortese del XIII secolo. Il motivo di questa demonizzazione è facilmente comprensibile: Morgana è presentata come una donna lasciva che rapisce i suoi amanti e li porta nell’altro mondo.
La caratteristica della figura della fata negli scritti del XII secolo era l’abitare in un luogo <<altro>> e di poter guarire il re ferito, mentre in quelli del XIII secolo è quella di rapire uomini mortali per farne i suoi amanti, e nella letteratura sono addirittura quattro.
L’autore di Lancelot in prosa è veramente spietato con Morgana, in quanto sostiene che la bella fata non riesce a farsi amare da nessuno degli uomini che ha scelto, e si vendica dei torti subiti e dei tradimenti rapendo i cavalieri e imprigionandoli in un luogo meraviglioso, circondato da un muro d’aria. Tutti coloro che passano possono accedere alla valle fatata ma potranno uscirne solamente coloro che non hanno mai amato o che non hanno mai tradito. E l’incantesimo potrà essere rotto solo da colui che non sarà stato infedele nemmeno in sogno:
– Lancillotto che libererà i cavalieri imprigionati, ma sarà lui stesso rapito.-
Dopo aver infranto l’incantesimo della Valle senza Ritorno, egli verrà drogato e condotto da Morgana in uno dei suoi castelli. Morgana infatti è gelosa di Ginevra, alla quale Lancillotto ha giurato eterno amore, e che lei pure riama, anche se non potrebbe essendo sposata ad Artù. Ma non è solo la vendetta a spingere la fata. Morgana ama davvero Lancillotto:
<< Perchè ella lo amava più di quanto una donna possa amare un uomo, per la grande bellezza di lui, soffriva molto del suo rifiuto e lo teneva prigioniero non per odio, ma con la speranza che avrebbe vinto la sua ripugnanza per stanchezza se molte volte l’avesse pregato>>…
(Lancelot. LXXXVI,21)
Dal Lancelot, nel quale Morgana è ritratta come donna lasciva che ha molti amanti, tra i quali appunto Lancillotto, ma anche Merlino, si passa alla figura di ricattatrice e avvelenatrice nel Tristan: la fata si innamora di un giovane, Alessandro, che viene ferito in un combattimento. Lei promette di salvarlo in cambio del giuramento di essere completamente in suo potere. Infine, in La bataille Loquifer, Morgana è addirittura un’assassina: rapisce, assieme ad altre fate, l’eroe Rainouart, addormentato sulla riva del mare. Questi si innamora perdutamente di lei e con lei concepisce un figlio:
<< La notte giacque con lui Morgana con grande passione.
Di lei ha preso Rainouart tutto il suo piacere
e quella notte ella concepirà Carbon,
un demonietto che non fece che male…>>
(ms BN 24370 f 3)
Ma l’eroe riparte per le sue avventure e Morgana lo lascia andare, salvo poi procurare un naufragio nel quale Rainouart morirà.
Secondo la leggenda Morgana è figlia di Igraine e di Urien e sorellastra di Artù. Allieva di Merlino, innamorata di Lancillotto ma non corrisposta, nemica giurata della regina Ginevra, diviene colei che è dedita al sesso sfrenato, come l’antica Dea Morrigan, che commette adulterio e incesto poichè giace con il fratello con il quale concepisce un figlio ( Mordred, colui che ucciderà Artù), che irretisce gli uomini con le sue arti magiche e che adora la Dea, quindi, oltre che strega, è anche eretica.
Allo stereotipo cristiano di donna perfida, istruita dal pagano Merlino a pratiche diaboliche, dedita alla magia per la perdizione del buon cristiano Artù, la scrittrice americana Marion Zimmer Bradley ha contrapposto l’immagine di una donna che, in molti particolari, si avvicina alla figura della Sacerdotessa della Dea.