Arnold Paole
Una sera, mentre Arnold Paole rientrava al suo villaggio, venne aggredito da un vampiro, riuscito a sfuggire all’attacco, egli seguì l’immondo essere fino alla sua tomba e gli conficco un paletto nel cuore cospargendosi tutto il corpo con il suo sangue. Rientrato al villaggio raccontò ciò che era accaduto ai compaesani, suscitando la loro ammirazione. Poco tempo dopo Paole fu trovato morto con il collo spezzato. Per il villaggio inizio un periodo di terrore …, vennero rinvenuti diversi cadaveri completamente dissanguati e sembrò quindi che Paole fosse tornato dal mondo degli inferi come vampiro. Le autorità Austriache preoccupate per le voci che circolavano inviarono sul posto degli Ufficiali dell’Esercito per riesumare il cadavere di Paole; venne rinvenuto “intatto e senza alcuna traccia di decomposizione … sangue fresco era defluito da occhi, naso, bocca e orecchie; le unghie delle mani e dei piedi erano cadute ed al loro posto ne erano cresciute di nuove. Era un vampiro ed era necessario conficcargli un paletto nel cuore. Al che, egli emise un alto gemito e cominciò a sanguinare abbondantemente”. Questo è uno dei molti casi registrati a partire dal 1730 nel rapporto dei militari Austriaci “Visume et Repertum”.
Elisabeth Báthory
Tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII, visse in Ungheria la bella Erzesbet Báthory (1560/1614), detta anche, più facilmente, Elisabeth, imparentata per via paterna coi regnanti di Polonia e con la famiglia del più celebre Stefano Bathory. Morto il padre in tenera età, si sposò giovanissima, a soli quindici anni col nobile conte Ferencz Nadasdy, che le diede quattro figli. Una delle passioni della contessa e del suo consorte era la magia nera. Il loro castello di Csejthe, in Ungheria settentrionale, divenne un punto di riferimento per maghi, streghe e alchimisti, che non potevano praticare liberamente, perseguitati dall’inquisizione. Presto, uno dei più grandi sogni di Erzesbet fu quello di scoprire il segreto dell’eterna giovinezza. Iniziò a far rapire giovani ragazze vergini dai paesi intorno al suo castello, che sottoponeva a rituali erotici e sanguinolenti. In preda a crisi nervose, era solita malmenare violentemente tali giovani, con lo scopo di “guarire” dal suo malessere, che probabilmente era anche psicologico. Infatti, l’unico modo per stare bene, era proprio quello di “violentare” le fanciulle rapite. In preda a un’estasi mistica derivata da tali atti, la contessa uccideva le sue vittime, per poi fare il bagno nel loro sangue. Inoltre, era dedita a vampirismo. Tra gli aristocratici di quel tempo, e non solo in Ungheria, era diffusa la credenza che fare il bagno nel sangue di giovani vergini potesse prolungare la vita e mantenere giovani. Anche in Italia, i conti Borromeo erano dediti, si sospetta, a tali pratiche, nelle loro ville della Lombardia. I suoi delitti durarono per anni.
Quando una delle vittime riuscì a fuggire dalle segrete del suo castello, ebbe inizio il declino della Sanguinaria contessa. Dovette intervenire il re Mattia II d’Austria, che già sospettava qualcosa di terribile, ma fino ad allora aveva ritenuto opportuno non agire. Il 30 dicembre del 1610, Erzesbet Bathory venne arrestata. Gyorgy Turso, capitano delle guardie reali, prese possesso del castello di Csejte e inorridì quando scoprì i resti di centinaia di vittime nei suoi sotterranei. Molte ragazze furono ritrovate vive, prigioniere nelle carceri. Alcune di esse presentavano delle ferite, alcune gravi, altre più lievi. Al termine del processo che interessò la contessa e i suoi complici, vennero contate 610 vittime. Coloro i quali le erano rimasti fedeli vennero condannati al rogo con l’accusa di stregoneria. La pena della contessa venne commutata in segregazione a vita nella sua camera del castello di Csejthe. Nel marzo del 1614 venne murata, ma continuò a ricevere cibo ogni giorno da un piccolo passaggio nella parete, finché non venne ritrovata morta dopo cinque mesi. Non rivelò mai a nessuno con esattezza lo svolgersi dei sanguinosi riti che la videro protagonista all’interno del suo castello, portandosi tali segreti con sé nella tomba.
Il villaggio di Medvedja
Dicono le cronache che nel 1731 il villaggio di Medveda (Medvedja), in Serbia, venne attaccato dai vampiri, provocando la morte di parecchie persone. Venne inviato a compiere le indagini l’ufficiale medico Johannes Fluchinger, che redasse un dettagliato resoconto. Quelli che seguono sono dei semplici estratti, tratti dal servizio in terza di copertina del numero 6 di Dampyr:
Ho condotto l’indagine con la consulenza di altri due ufficiali medici, in presenza del capitano della locale compagnia di heiduk (fanteria serba) e degli hajduci più anziani del villaggio. I quali mi hanno riferito ciò che segue: cinque anni fa un heiduk locale, Arnold Paole, si ruppe il collo cadendo da un carro. Lo stesso Paole, in vita, aveva detto di essere stato morso da un vampiro, presso Gossowa nella Turchia serba. Per liberarsi dall’influsso maligno, aveva mangiato terra presa dalla tomba del presunto vampiro. Tuttavia, una ventina di giorni dopo la sua morte, alcune persone dissero che Paole era tornato a tormentarle ed, in effetti, quattro di loro morirono. I paesani disseppellirono Paole quaranta giorni dopo la sepoltura e trovarono il suo corpo intatto. Sangue fresco era colato da occhi, naso, orecchie, bocca; camicia, sudario e bara erano pieni di sangue; le unghie delle mani e dei piedi erano ricresciute. Da ciò si dedusse che Arnold Paole era un vampiro e, secondo l’usanza, gli fu piantato un paletto nel cuore. In quello stesso istante, egli emise un forte gemito e un fiotto di sangue schizzò fuori dal suo corpo. Indi, il cadavere fu arso e ridotto in cenere. Così si dispose anche dei quattro uccisi da Paole. (…) Quindici giorni fa una ragazza di nome Stanacka si svegliò a mezzanotte gridando di essere stata aggredita da un certo Milloe, che era stato sepolto nove settimane prima. (…)
Il 12 dicembre del 1731 gli abitanti di Medvedja si recarono al locale cimitero per riesumare le salme e distruggere tutti i presunti vampiri presenti. Con sommo orrore dell’ufficiale, si constatò che molti corpi erano in buono stato di conservazione:
Le teste dei vampiri furono fatte tagliare a degli zingari di passaggio e poi bruciate con i corpi. Le ceneri furono gettate nel fiume Morava.
Questi brani, in realtà, sembrano tratti da un racconto del terrore, quando in realtà provengono da un resoconto di un ufficiale dell’Impero Austro-Ungarico. L’unica cosa che ci si può chiedere è quanto di vero abbia scritto Fluchinger e quanto di romanzesco, trascritto per coprire chissà quale losco traffico.
Congetture a parte, si può ben osservare come molte delle situazioni e delle atmosfere della letteratura vampirica non sono delle esclusive invenzioni degli autori, me spesso dei semplici adattamenti delle oscure atmosfere che si respiravano negli sperduti villaggi dell’Europa Orientale.
Reyes BloodSworth
La regina dei vampiri
Si narra che dall’unione di Monor, vampiro di nobili origini, e una Vampira proveniente da una classe inferiore, una specie di domestica nacque una bambina chiamata Reyes.
La relazione dei suoi genitori, quando fu scoperta, suscitò un tale scalpore e disprezzo nelle altre famiglie da portare ad una rivolta interna che portò alla morte prima il padre e, dopo la nascita della piccola Reyes, anche a quella dela madre. La piccola ancora in fasce fu accudita in gran segreto dalla vera moglie di MonrN per onorarne la morte. Una volta cresciuta la giovane Reyes venne a sapere la verità e decisa di vendicarsi.
Iniziò a sterminare tutti i discendenti degli assassini dei suoi genitori finchè fu da loro stessi proclamata regina per avere salva la vita. Ella accettò e calmò il suo “animo” vendicativo dimostrandosi anche una buona regnante. Ora, venuta a sapere della presenza di una mistica Sfera dagli enormi poteri è decisa a prenderne possesso per un motivo ancora del tutto oscuro perfino ai suoi più fidati sudditi.
Il luogo in cui dimora non è tutt’ora chiaro. Ma chi ha potuto vederla la descrive come una donna bellissima che usa indossare vestiti sfarzosi, neri e rossi, molto lunghi con strascico, e con veli sul viso e sul capo. Ama scarpe dai tacchi vertiginosi e le punte lunghissime, predilige vestiti dalle scollature generose e spacchi ampi.
I suoi occhi sono di un incredibile colore giallo oro come quelli di un gatto e i suoi capelli sono neri come la notte e molto lunghi. Alta e bellissima, dalla corporatura atletica. E’ molto femminile e suadente e diventa demoniaca quando si infuria.
Non ama il riposo e si sveglia durante il tramonto e grazie alla sua forza riesce a resistere anche agli ultimi raggi di sole senza prendere fuoco e va a dormire alle prime luci dell’alba.
Appena sveglia ha subito una grande energia ed esige il prima possibile la sua razione notturna di sangue fresco da un umano preferibilmente maschio e attraente.
Dopo il pasto solitamente cancella la memoria al malcapitato e lo lascia ancora vivo. Purchè questi non l’abbia fatta infuriare per qualche motivo.
Durante la nottata intraprende molti viaggi in cui ama addentrarsi in locali pieni di gente e divertirsi, come una donna qualunque e normale….
ma…
attenti a voi se la incontrate!
Il gatto vampiro
In Giappone esiste la leggenda di un gatto vampiro, essa narra la storia di un principe e della sua favorita che venne aggredita da un gatto vampiro.
I due si erano lasciati per coricarsi, durante la notte la favorita si svegliò a mezzanotte, a seguito di un incubo e scoprì al suo fianco un gatto nero.
Ella ne fu terrorizzata ma nonostante avesse tentato non riuscì a gridare perchè il felino la strangolò con forza di demone.
Il vampiro seppellì quindi nel giardino il corpo della favorita e ne prese le sembianze.
Nessuno a corte, neppure il principe profondamente innamorato, si accorse del cambiamento.
Però da quel momento il principe iniziò a soffrire di una strana malattia, deperiva inspiegabilmente.
Il volto sempre più pallido e smorto, sempre meno vitale, la mente sempre meno lucida e presente, spesso era colto da sonnolenza e stanchezza permanente.
Medici ed erboristi cercarono in tutti i modi medicamenti e tonici da somministrargli ma, pareva che nulla facesse effetto, anzi pareva aggravarsi sempre di più.
La sua consorte diede ordine che egli non venisse mai più lasciato solo, i servitori dovevano vegliare sempre su di lui anche, e soprattutto, la notte quando egli lanciava alte grida strazianti.
Purtroppo nessuno pareva riuscire a restare sveglio, tutti dai servitori alle guardie cadevano addormentati e non riuscivano a trascorrere l’intera notte a vegliare il principe.
Qualcuno dei medici avanzò l’unica ovvia spiegazione: il principe perdeva sangue ogni notte, ma la cosa era impossibile: non vi erano ferite, era forse uno spirito maligno a privare il principe della sua linfa vitale?
Il primo consigliere si recò quindi al tempio per avere il parere del primo sacerdote, il religioso ascoltò con attenzione il consigliere e gli promise che avrebbe studiato il problema.
Egli aveva conosciuto un giovane soldato molto zelante e lo propose al consigliere come guardia del principe.
Il giovane preso molto seriamente il proprio compito si accinse a montare di guardia al principe per la notte, sentendo il sonno ghermirlo, si ferì un ginocchio con il pugnale in modo che il dolore lo tenesse sveglio.
Fu così che la giovane guardia vide, proprio a mezzanotte, una donna di favolosa bellezza entrare nella stanza del principe.
La guardia, unica sveglia nella stanza, restò in silenzio ad osservare il comportamento della favorita di cui non conosceva l’identità.
La donna sembrava desiderosa di avvicinarsi al principe, ma la presenza della guardia pareva dissuaderla.
Dopo avergli domandato come facesse ad essere sveglio lo lodò per il suo altruismo e si allontanò.
La mattina successiva tutti a corte lodarono la giovane guardia, e per le notti successive egli montò di guardia senza mai addormentarsi per alcune notti la favorita, ora ne conosceva l’identità, visitò ancora il principe ma senza mai avvicinarglisi troppo ma poi desistette.
Giorno dopo giorno la salute del principe migliorava.
Per nulla convinto dell’estraneità della favorita alla malattia del principe la giovane guardia l’affrontò con la spada e le recise il capo.
Invece del cadavere della bellissima donna però trovò ai propri piedi il cadavere del gatto nero in una enorme pozza di sangue, tutto quello del principe di cui si era nutrito!