Precipitarono tutti a terra come se fossero caduti dal cielo.
Frastornati e sfiniti iniziarono a guardarsi intorno per capire dove erano finiti. Nonostante la notte impedisse di vedere bene i contorni del paesaggio circostante, capirono di trovarsi in una vallata, la luce della luna faceva intravedere, distanti, le ombre di alti alberi che nascondevano quello che vagamente si immaginava oltre, le luci di un agglomerato di case.
Una fortuna per loro che fossero così lontane. Non volevano certamente farsi trovare da nessuno!
Si alzarono da terra cercando di ricomporsi gli abiti e i capelli impolverati. Terenz gemette quando inavvertitamente si appoggiò al braccio ferito per risollevarsi, gli venne subito in mente che era ferito, così si guardò e vide che ancora un pò di sangue usciva dalla ferita che, però, si stava rimarginando velocemente proprio sotto i suoi occhi. Il positivo di essere vampiro, si disse, era proprio quello di non preoccuparsi dei danni prodotti sul proprio corpo. Un sorriso amaro gli spuntò sulle labbra.
L’unica che non si mosse da terra fu Njmue. Se ne accorsero tutti e si radunarono preoccupati intorno a lei. Dalla gamba il sangue usciva copioso e la ferita era troppo grande e profonda per essere curata senza un intervento miracoloso.
Lestat si chinò e tentò di risvegliarla squotendola. Fu a quel punto che, inaspettatamente, Hirene si avvicinò a lui e gli parlò in un orecchio così che nessuno, intorno, potesse sentire. Il vampiro la guardò con immenso stupore chiedendosi chi fosse quella fanciulla che era a conoscenza di questo segreto sui vampiri. Come faceva poi anche a sapere che lui era un vampiro?
Per un attimo si domandò se poteva fidarsi di quanto lei gli aveva appena detto, ma guardandola negli occhi ebbe la netta sensazione che fosse sincera.
Sapeva che era molto pericoloso ciò che stava per fare, così che ebbe un lungo attimo di incertezza ma, di fronte al preoccupante pallore della sua donna, ogni timore sparì. Non l’avrebbe mai lasciata morire così.
Chiese a tutti di allontanarsi e sollevò decisamente , con ambo le mani, la gamba di Njmue portandosi la ferita alla bocca.
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A pochi metri di distanza gli altri attendevano preoccupati per la loro amica, non sapendo, peraltro, quello che intendeva fare Lestat. Oltretutto era molto pericoloso lasciare un vampiro alle prese con la tentazione del sangue !
” Non so cosa hai detto a Lestat, ma spero per te che tu sappia bene ciò che fai!” disse Sarahel bruscamente rivolgendosi a Hirene.” Che ne dici ora di raccontarci qualcosa di te visto che ti sei unita alla nostra allegra brigata? “
” E’ una mezzosangue !” A parlare fu Zorah che si trovava alle spalle del gruppetto, e la sua voce sembrò emettere una sentenza.
Tutti si girarono a guardarlo con sguardo interrogativo. Compreso Hirene a cui il respiro si mozzò nella gola.
” Tu sai chi sono ?” chiese la ragazza guardandolo. “Ti prego dimmelo. E’ tutta la vita che me lo sto chiedendo!.
Gli altri ammutolirono e restarono in attesa che Zorah parlasse.
L’uomo si avvicinò alla ragazza fino a sfiorarla. Sembrò quasi annusarla per percepire ogni sfumatura nascosta di lei.
” Si, sei una mezzosangue. Ti sento nitidamente. Figlia di un vampiro e di un essere umano, ma il tuo lato demoniaco è ancora latente, nascosto… eppure sento la sua presenza forte, anche se, in verità, non ne recepisco il pericolo”.
Hirene sentì le gambe farsi di latte e per poco non cadde a terra sotto il peso di quanto quell’uomo le aveva appena detto. Aveva sempre voluto sapere la verità sulle sue origini e si era creduta pronta a qualunque verdetto, ma ora, di fronte alla verità il dolore fu troppo grande.
Nel suo sangue circolava quello di un vampiro. Ecco il demone di cui parlava sua madre. Un vampiro!
Ma allora perchè non aveva mai sentito il desiderio di bere sangue? Perchè non temeva il sole e non doveva assoggettarsi alle loro abitudini ? E soprattutto, perchè non si sentiva appartenente alla razza delle tenebre ?
Intuendo ciò che la ragazza stava pensando,Zorah continuò:
” Ho conosciuto un altro mezzosangue come te, un ragazzo. E anche lui è diventato adulto senza neppure sapere di essere figlio di un vampiro. Sono pochi al mondo, anche perchè raramente un vampiro si accoppia senza uccidere la sua preda. Ancor più raramente si accoppia con un umano. Quando i poteri gli si attivarono, la sua parte umana e buona dominò quella perversa e divenne un essere speciale, un protettore. Non so se tu sarai così, ma se non mi sbaglio ad intuire ciò che di te sento, penso proprio di si”.
Dicendo questo le sorrise. Ma Hirene era ormai terrorizzata e sentì le ultime parole da una distanza indefinita…
Lestat cominciò a leccare la ferita. In quel momento Njmue si riprese e gemette guardando il suo uomo chino sulla sua gamba.
” Tranquilla… ti guarirò” disse il vampiro.
La lingua del vampiro penetrò nella lacerazione arrivando fino al muscolo scoperto e rilasciando ovunque la sua saliva cicatrizzante ma, nel frattempo, cominciò anche a bere il sangue caldo che ne colava e che gli scese in gola inebriandolo. Sentì i suoi sensi che venivano stimolati pericolosamente, una sferzata di rinvigorimento fisico e mentale che non ricordava più da tanto tempo. La sua sete aumentò come una droga.
La strega tentò di piegare il busto in avanti ma non ci riuscì, emise solo un lungo sospiro quando il dolore alla gamba cominciò ad allentare la morsa, ma con esso sentì nitidamente che le scorreva fuori dalle vene anche la vita.
Ma non ebbe alcun sentore di paura. Era piacevole. Incredibilmente piacevole…
“Si bevi, bevi… sangue, sangue…”
Il vampiro alzò la testa con uno scatto improvviso e si guardò intorno prima di capire che quella voce proveniva dalla sua mente. Dagli angoli della sua bocca scendevano sottili fili rossi e gli occhi neri erano iniettati di porpora.
Per un attimo si era lasciato pericolosamente trascinare dal richiamo del sangue rischiando di non fermarsi in tempo. Stava soffrendo mostruosamente nel tentativo di resistere al forte richiamo della sua stessa natura, persino le sue ossa sembravano gridare.
L’estasi prodotta dal suo bacio mandò Njmue in un profondo oblio, il momento di inelluttabile abbandono che precede la morte.
Il vampiro si riprese velocemente da quell’esaltante sensazione e riaffondò la bocca nella ferita spruzzandovi dentro, dai canini, il liquido rosso e caldo.
Il dolore alla gamba sparì totalmente e il sangue smise di uscire.
Sotto gli occhi di Lestat, la ferita iniziò prima a chiudersi e poi a sparire lentamente.
Sollevò la schiena della donna da terra fino a portare il suo volto contro il suo petto e la strinse a sè in attesa di sentire che lei riprendeva i sensi. In lui il desiderio di bere era ancora violento come un uragano. Affondò il volto nell’incavo del collo di lei, sotto le sue labbra la giugulare pulsava lenta ma regolare e sembrava volerlo invitare ad affondare i suoi lunghi denti assetati.
Sollevò il volto in una smorfia disperata proprio nel momento in cui sentì, attraverso il corpo di Njmue, la voce del figlio:
“Padre, resisti…”.
Qualcosa luccicò, come un piccolo diamante, all’angolo di un occhio, qualcosa che bruciava più del fuoco.
Anche questo Lestat non sapeva.
Che i vampiri potessero piangere…
Njmue si era completamente ripresa sotto lo stupore generale, ma nessuno osò domandare nulla a Lestat.
Tutti sapevano che dovevano tornare quanto prima nella loro epoca anche perchè non avevano la più pallida idea di quanto tempo fosse già trascorso dalla loro fuga. Infatti il tempo scorreva con modalità completamente diverse quando si viaggiava attraverso di esso.
Per il ritorno non vi erano problemi, a Tess bastava concentrarsi per aprire il tunnel dello spazio temporale. L’unico problema stava nel timore di trovarsi nuovamente tra le fauci di quella terribile nube.
Sicuramente era andata oltre dal luogo da cui erano fuggiti, ma non ne erano sicuri. Poi il problema più grande era che non avevano più un rifugio in cui andare.
Hirene, distaccata pochi metri dal gruppo, sembrava guardare lontano con uno sguardo sempre più fisso e assente. Poi si lasciò cadere a terra restando seduta in una posizione strana.
Lyman e Terenz le si avvicinarono e quando la guardarono in volto videro che gli occhi erano completamente bianchi e le pupille sparite. La ragazza era in completa trance. Con l’indice della mano sinistra tracciava strani disegni sull’erba ed ogni tanto le usciva dalla gola un mugolìò.
Nessuno sapeva cosa stesse facendo ma non fecero neppure l’atto di distrarla. Restarono ad osservarla in silenzio.
Dopo qualche minuto la ragazza sembrò riprendersi da quello stato di completa assenza. Si strofinò gli occhi come se si fosse appena svegliata e si alzò da terra. Li guardò quasi con sorpresa e, faticando a trovare il fiato per parlare, disse:
” So dove possiamo andare ! E’ una casa abbandonata da moltissimo tempo, ma sotto le sue fondamenta vi sono grandi e solidi ambienti dove potremmo stare al sicuro.”
Nessuno rispose. Restarono a guardarla attoniti.
” Non chiedetemi come lo so. Non so neanche che cosa mi è successo. Ma vi giuro che la mia mente ha visualizzato nitidamente il luogo e anche come trovarlo, così come so anche che lì nessuno verrà a cercarci”.
“Bene” disse Lestat. ” A questo punto qualcosa dobbiamo pure tentare. Proviamo!”
Tess si mise di fronte a Hirene e le prese il volto tra le mani chiedendole di chiudere gli occhi e concentrarsi su quel luogo così che lei potesse “sentirlo”. Alla strega del tempo bastò poco per visualizzare nella mente l’immagine inviatale da Hirene.
” Bene” disse. ” Formiamo il circolo e torniamo. Ora abbiamo una casa e dobbiamo tornarci prima che diventi giorno!”
*****
Si ritrovarono nella prima periferia della città. Secondo le indicazioni di Hirene, erano distanti un paio di chilometri dalla località dove c’era il rudere.
Ancor prima di mettere a fuoco ciò che li circondava, alle loro orecchie giunsero grida e lamenti. Sirene suonavano ovunque lacerando l’aria e vi erano persone che correvano verso ogni dove con la disperazione negli occhi. La maggior parte delle case erano distrutte, soprattutto i palazzi più alti che erano completamente crollati su se stessi, e parecchie auto erano in fiamme così come altri focolai fumavano un pò ovunque illuminando in modo surreale la notte. Le strade erano coperte di macerie e vetri, in alcuni punti, era difficile, oltre che pericoloso, riuscire a superarne gli ammassi per proseguire.
A terra alcuni corpi senza vita ed altri che si trascinavano feriti senza meta. I pochi lampioni restati in piedi erano comunque spenti e le uniche luci della città provenivano dagli incendi e dai mezzi di soccorso. Lo spettacolo era quello che si prospetta dopo un bombardamento o dopo un terribile terremoto.
Emanuel si strinse al braccio di Grimlok e chiuse gli occhi anche se nulla poteva cancellare l’orrore che si udiva e si respirava tutt’intorno. L’aria era acre, satura dei gas che provenivano dai tubi aperti e dagli incendi. Ogni tanto, in lontananza, si sentiva un forte boato che faceva tremare il suolo e da cui si sprigionava un altro incendio.
Sarahel fermò una donna che trascinava le proprie gambe sui detriti gridando ogni tanto un nome e poi tossendo rumorosamente. Aveva le mani lacere e sporche così come tutto il resto del corpo, da una profonda ferita che le squarciava la fronte il sangue le scorreva lungo una parte del volto, ma lei pareva non farci caso.
Non sussultò neppure quando Sarahel le posò una mano sulla spalla, ma si voltò lentamente e la guardò con occhi vaqui. La strega le chiese che era successo, ma solo per dare corpo a quanto tutti loro già sapevano.
Era stata la nube nera. Era passata ed aveva lasciato una scia di morte. Si era portata via anche molte persone,come divorate, altre le aveva uccise, dilaniate o seppellite sotto le loro case… ma lei sapeva che suo figlio era vivo ed ora lo andava a prendere. Scoppiò in un pianto disperato e Sarahel la strinse un attimo a sè. Poi la donna, con un gesto deciso, l’allontanò e proseguì il suo faticoso cammino continuando a gridare, come un’ossessa, il nome del figlio.
Il gruppo si soffermò un attimo per decidere se restare a dare una mano a quella povera gente. Ma Njmue era esausta e sarebbe stato pericoloso per lei restare esposta a questo pericolo. Oltretutto dovevano raggiungere un riparo prima che le prime luci dell’alba sopraggiungessero.
Decisero quindi di proseguire verso la loro meta, sperando di trovare intatto il sotterraneo indicato da Hirene.
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Non erano solo un paio di chilometri.
Camminarono per quasi un’ora prima di vedere i contorni del rudere davanti a loro. Erano tutti esausti e ciò che notarono, al momento,pareva proprio che non potesse offrire nulla di più che un cumulo di pietre ammucchiate a casaccio con un paio di pareti diroccate come contorno.
Con le ultime forze si avvicinarono seguendo Hirene che pareva conoscere benissimo dove andare. Infatti, nascosta nel terreno seppellita da detriti, si intravide una botola.
Si affrettarono a liberne l’entrata ed entrarono.
Alla debole luce delle torce che si erano costruiti con tronchi e stracci trovati per strada, la scala che conduceva nel sotterraneo parve essere in buone condizioni, così, in fila indiana, scesero con cautela i gradini.
Quando arrivarono di sotto non credettero ai loro occhi. Le pareti erano perfettamente mantenute e parevano solide, così come le stanze che si diramavano sia a destra che a sinistra del corridoio. Sui muri, un pò ovunque, erano applicate lanterne ad olio di cui alcune ancora con del liquido così che poterono subito accenderle. La luce che si diffuse rese tutto ancor inaspettatamente gradevole.
In tre stanze vi erano alcuni materassi posati a terra e altri giacigli fatti con altro materiale di fortuna erano sparsi un pò ovunque.
Ci sarebbe stato molto da fare ma, per il momento, si sentirono al sicuro almeno per potersi subito riposare.
Il giorno dopo avrebbero pensato al da farsi.
Continua…