La Creazione degli Elfi
“Dal Caos primordiale scaturirono gli dei, già adulti e perfettamente formati. Ognuno di loro si attribuì il dominio su determinate forze della natura, essendo tutti egualmente dotati del potere dell’universo e collaborarono per la prima (e l’ultima) volta alla creazione dei mondi. Alcuni usarono i loro poteri meglio dei loro fratelli.
Tra gli dei più saggi si costituì fin dall’inizio un’alleanza. Essi sapevano come utilizzare la loro forza.
Questo consesso divino, che si diede nome Seldarine (o Confraternita del Bosco),si dedicò alla creazione di alcune parti del mondo.
Mentre le altre divinità litigavano sulle rispettive sfere di influenza e sul possesso delle virtù, i Seldarine modificarono i loro domini terreni rendendoli più belli e lussureggianti. Inoltre, crearono involucri destinati ad ospitare lo spirito dei primi esseri senzienti che avrebbero messo piede su questi mondi: gli esseri con il nome di Elfi. Fecero questi corpi con cura e attenzione, e li dotarono di straordinaria bellezza.
Gli altri dei, accecati dalla gelosia, tentarono di emularli.
Produssero anch’essi, in tutta fretta, delle creature in grado di rivaleggiare con quelle dei Seldarine, ma non dedicarono alla creazione il tempo necessario e così i loro risultati furono imperfetti, eppure non se ne curarono. Questi esseri non somigliavano affatto a quelli creati dai Seldarine: molti erano dei mostri che un giorno avrebbero abitato i sogni degli Elfi. Di tutti quei grezzi simulacri, solo quelli riservati agli Uomini avevano qualche potenzialità: anch’essi avrebbero avuto, un giorno, la capacità di cambiare il mondo come gli Elfi.
Gli dei delle nuove razze avevano avuto troppa fretta di ripetere un’impresa che agli dei più saggi aveva richiesto anni. Ma nessuno di questi costrutti avrebbe preso vita fino allo storico incontro tra Corellon Larethian e Gruumsh, capo dei nemici dei Seldarine.”
(tratta dalla rete)
L’elfo (probabilmente dal norreno alf[a]r) è uno spirito genio della mitologia norrena e non solo. Gli elfi sono simboli delle forze dell’aria, del fuoco, della terra e dei fenomeni atmosferici in generale.
Essi sono spiriti simili agli umani, alti e magri ma forti e velocissimi, volto pulito, sereno, orecchie leggermente a punta. Sono descritti con una grande vista e un udito molto sensibile. Non hanno barba, hanno occhi che penetrano la persona fino a conoscere i pensieri, si dice che siano dotati di telepatia.
Hanno voce splendida e chiara. Sono intelligenti ed armoniosi, con grande rispetto per i 4 elementi e per la natura.
Talvolta alcuni possono essere capricciosi e talvolta benevoli con l’uomo che li rispetta, possono donare oggetti magici a coloro che sono puri di cuore e spirito e che desiderano aiutare. Sanno forgiare spade e metalli, fino alla conoscenza della magia. Le loro compagne, al contrario, sono esseri graziosi. In origine pare che gli elfi siano stati concepiti come anime di defunti, poi furono venerati anche come potenze che favorivano la fecondità. Di qui la distinzione, nella mitologia norrena, fra Dokkálfar, “elfi delle tenebre”, e Liósálfar, “elfi della luce”.
Essi riescono a camminare senza lasciare tracce, immuni alle malattie, resistono alle temperature estreme. Gli elfi hanno vita lunga invecchiando senza che la loro bellezza venga intaccata dal tempo.
Molteplici sono le leggende legate a questa figura mitologica alcune delle quali parlano delle cattiverie che essi compiono nei confronti degli uomini, dei rapimenti dei bambini umani. Gli elfi hanno una forte gerarchia al capo della quale stanno le regine e i re delle colline delle fate, riconoscibili perché spesso ricoperte da un fresco manto di biancospini. Shakespeare nei suoi pezzi teatrali ha parlato molto spesso degli elfi, come nella commedia Sogno di una notte di mezza estate.
È nota la rivalità che intercorre fra elfi e nani (altra razza derivante dalla mitologia nordica), il quale ha portato in diverse leggende e storie, alla guerra fra le due razze.
(Wikipendia)
Gli elfi di Iridis e Demoni
«Quello dei mortali non è che uno dei Tre Regni soggetti al volere della natura: il Regno dei Cieli, il Mondo degli Inferi e il Mondo dei Mortali.
Il primo è custodito dagli angeli, essenza del bene, mentre sul secondo domina Kradden, dio dei morti e signore dei demoni. Entrambi sono patria di immortali, dimore di divinità per le quali il tempo non esiste.
Il nostro è il Terzo Regno, l’equilibrio tra bene e male, la loro fusione o, se volete, il terreno su cui queste due forze si danno battaglia. Non c’è posto per immortali in un mondo così perchè qui la vita percorre tutte le sue infinite strade e incessantemente la natura sperimenta se stessa nel continuo divenire. Uomini ed elfi popolano questo mondo, coloro che hanno in sé la brutalità dei demoni e i sentimenti degli angeli. Qualsiasi cosa può nascere da una simile miscela»
(Archè – Libro I: Demoni)
Gli Elfi nascono molto prima degli umani: la loro comparsa corrisponde, infatti, con la creazione del Mondo dei Mortali e il loro ruolo è quello di custodire il Terzo Regno così come gli angeli custodivano il Primo e i demoni il Secondo.
In realtà, le tre razze custodi non sono altro che la stessa entità adattata ai tre regni nei quali dimorano: angeli e demoni sono esseri immortali perché i loro mondi lo sono, mentre gli elfi, pur vivendo anche fino a 500 anni, sono mutevoli così come lo è il Terzo Regno.
Il nucleo comune delle tre razze è la magia innata, un potere che affonda la sua energia nella natura. Per gli elfi essa prende il nome di “magia degli elementi”: attraverso il contatto fisico con un elemento, queste creature si mettono in comunicazione con la natura chiedendone il mutamento. A differenza degli umani, che non hanno magia innata ma devono impararla con lo studio e la pratica, gli elfi non hanno limitazioni nella potenza e nella durata di un incantesimo poiché la magia non attinge alla loro forza vitale, come avviene negli uomini, ma prende energia direttamente dall’elemento naturale con cui sono in contatto. Questo permette al popolo custode di fondersi integralmente con l’ambiente che lo circonda: le loro città sorgono in boschi e foreste, dove le piante regolano la propria crescita e gli alberi adattano la propria forma per dare vita alle piccole abitazioni degli elfi. L’unica eccezione a questo tipo di città è Iridis, la capitale, che si staglia al limitare delle foreste dell’Ovest: Iridis compare nel Mondo dei Mortali assieme agli elfi e alla vita ed è per metà fusa con gli alberi circostanti, al modo di tutte le altre città elfiche, e per metà stagliata con i suoi bianchi marmi sulle verdi pianure che precedono la foresta. Secondo molti le due facce di Iridis rappresentano le due anime degli elfi: gli Elfi delle Foreste, depositari della magia degli elementi e abili artigiani del legno, e gli Elfi Oscuri, intagliatori di pietra e scopritori dell’arte della necromanzia.
“Fisicamente sono più bassi e più leggeri degli umani, cosa che, assieme ad una peculiare capacità di distribuzione del peso durante la marcia, consente loro di muoversi silenziosamente e senza lasciare traccia su qualsiasi tipo di terreno. Inoltre, sono glabri, hanno lunghe orecchie a punta e pupille in grado di allargarsi fino ad occupare tutto l’occhio per catturare anche la più flebile sorgente di luce e vedere in un’oscurità quasi totale. La loro pelle emana una fioca lucentezza ed è sempre chiara, soprattutto quella degli Elfi Oscuri che, oltretutto, risulta ancor più pallida dal contrasto con i capelli costantemente neri in questa sottorazza.
Dalle foreste dell’Ovest e dagli altri boschi sparsi nel Mondo dei Mortali, gli elfi hanno assistito all’evoluzione dell’uomo e di (poche) altre razze intelligenti. Il loro rapporto con gli umani è stato ottimo finché, col passare dei secoli e dei millenni, gli elfi non hanno iniziato a “sentirsi umani”. Le somiglianze con gli uomini erano troppo evidenti perché gli elfi potessero ancora considerarsi superiori ad essi e, pian piano, tra le due razze si instaurò un rapporto da pari a pari. Solo in pochi sentivano ancora forte il sangue divino nelle proprie vene e giudicavano un errore rendere l’uomo partecipe di alcuni segreti delle divinità, come ad esempio la magia.
Ad ogni modo, sempre più umani giunsero ad Iridis per apprendere le tradizioni elfiche e a molti di essi furono insegnate le linee di forza della natura finché una nuova forma di magia non si sviluppò in loro, una magia che non mutava ma creava dal nulla o distruggeva nel nulla.
Col tempo il divario stabilito dalle divinità tra uomini ed elfi iniziò a colmarsi, gli elfi dimenticarono il loro retaggio divino e lasciarono alla nuova razza il dominio del Mondo Mortale, rintanandosi nelle foreste amiche. Una sola volta ci fu chi tentò di rialzare la testa, chi perse il proprio onore per il sogno di rivedere splendere nella gloria del passato il popolo custode. Solo Siprael tentò. Ma a volte il mondo non è pronto a salvarsi. E il giorno in cui Siprael cadde, quel giorno il Mondo dei Mortali meritò la sorte che scelse, per sé e per il suo unico, ultimo custode.”
(Anonimo)
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Un aspetto singolare del rapporto tra Elfi e Umani e il recente utilizzo della figura mitica dell’Elfo come ideale di vita alternativo. Avrete sicuramente sentito parlare delle comunità di Elfi che si sono insediate in alcuni sobborghi abbandonati delle montagne toscane della Garfagnana. Si tratta di piccoli gruppi, che vivono senza elettricità o acqua corrente, coltivando la terra e producendo oggetti di piccolo artigianato. Talvolta li troviamo a fiere e feste di paese, dove vendono collanine, bracciali.. Per un giocatore di ruolo o per un appassionato di letteratura fantastica parlare con uno di loro, o semplicemente vederli scendere dal bosco per andare a far provviste in paese, può essere un’esperienza molto profonda. Anche la New Age, filosofia religione che dal mondo anglosassone sta contagiando un po’ tutto l’Occidente, rifacendosi per certi aspetti alla mitologia celtica, e comunque a un rapporto più equilibrato con la realtà che ci circonda, accoglie elementi elfici. Sentir parlare di consapevolezza di sè e armonia con la natura non può non far pensare agli Elfi di Lothlorien e alla loro capacità di comprendere la bellezza del Bosco Dorato. Lungi da noi l’intenzione di darsi ad analisi sociologiche, ci piace segnalare l’esistenza di questo approccio filosofico come conferma del fascino che gli Elfi continuano a esercitare sull’immaginario: il mito di un essere perfetto, malinconico nella sua perfezione, altero e al di là del tempo che scorre, e probabilmente immortale.