Il guardiano dei morti
L’inverno stava sopraggiungendo e la prima neve era già scesa dando al paesaggio circostante una falsa parvenza di suggestione e pace. Sembrava che tutto il mondo e le sue angosce fossero lontani, quasi irraggiungibili. Ma così non era, purtroppo.
La vita, al cascinale, scorreva abbastanza tranquilla pur se i suoi abitanti non abbassavano mai la guardia consapevoli che la magia di Njmue non poteva essere sufficiente in caso di attacco da parte dei nemici.
Sapevano che le forze del male erano costantemente in agguato e la fine di questa guerra era ancora lontana.
Le ultime notizie che erano giunte loro davano la perdita di parecchie vittime innocenti finite nelle mani delle tenebre come nuovi adepti o uccise senza pietà. Le città vivevano nel terrore e la gente si barricava nelle proprie case al calare del tramonto. Il coprifuoco era imposto in quasi tutti gli stati.
Njmue si sentiva impotente non potendo aiutare tutti coloro che ne avevano bisogno come aveva sempre fatto, ma la condizione non glielo permetteva. Ora la salvezza del suo bambino veniva prima di tutto.
Anche quella notte Lestat era andato a salvare l’ennesima vita, la terza, e l’oscurità, all’esterno della casa, pareva ancora più opprimente. Non poteva non sentire la morsa dell’angoscia ogni volta che il vampiro si allontanava da casa. Sapeva che la sua vita era costantemente in pericolo e lei non avrebbe potuto fare nulla per salvarlo nel caso lui avesse avuto bisogno.
Entrò in cucina e vi trovò Sarahel che stava servendosi una tazza di thè.
“ Dovresti riposarti Njmue, ti trascuri troppo nelle tue condizioni”. Riempì un’altra tazza con la bevanda ambrata e la porse alla sua amica.
“ Grazie Sarahel, ne avevo proprio bisogno. Non ti preoccupare per me ma piuttosto vai a dormire qualche ora prima di dare il cambio di guardia a Terenz”.
Dal camino acceso provenne uno strano crepitìo poi si sentì un forte tonfo.
Le donne girarono contemporaneamente la testa verso l’angolo della cucina e immediatamente fecero un balzo all’indietro.
Una figura nera e enorme si era come materializzata dalle fiamme della legna che ardeva ed ora se ne stava immobile esattamente in mezzo al fuoco e ai tronchi caduti sul pavimento. Alla fioca luce del lampadario le streghe videro un volto orrendo, completamente deforme e con gli occhi rossi come il fuoco stesso. La carnagione era grigia e scuamosa.
Prese alla sprovvista rimasero ferme ad osservarlo come si osserva il peggiore degli incubi.
“ Ma bene bene. Ecco le mie donzelle preferite. Non è stato facile trovarvi ma ora eccomi qui”
Njmue fu la prima a riprendersi dalla sorpresa. Diede uno scossone alla spalla dell’amica gridando:
“ Scappa Sarahel, seguimi!”
La figura fece un balzo in avanti ma loro fecero in tempo ad uscire dalla stanza correndo a perdifiato al di là del corridoio e poi giù per le scale che portavano allo scantinato dove le streghe tenevano i loro attrezzi magici e le pozioni. Si chiusero il pesante portone alle spalle e lo sigillarono con la sbarra.
“ Cos’è, cos’è ….!” Gridava Sarhael. “ Non ho mai visto una cosa simile !”.
“ Non ne ho idea. Non l’ho mai visto neppure io. Ma ora dobbiamo trovare il modo per eliminarlo” Rispose Njmue. “ Prendi il libro ”.
Al di là della porta sentirono una risata agghiacciante poi l’essere cominciò a dare colpi violenti contro le pesanti assi di legno. Di sicuro la sua forza avrebbe avuto presto ragione su di essa e gli infissi non avrebbero retto a lungo.
Le streghe cercavano di consultare velocemente il libro sfogliando le pagine nella speranza di capire con chi avevano a che fare e di conseguenza trovare una soluzione. Intanto si chiedevano dove era finito Terenz sperando che non tornasse proprio ora. Non avrebbero potuto fare nulla per lui.
Le prime schegge della porta cominciarono a saltare ovunque. Già si era creata una fenditura e tra poco il demone sarebbe riuscito a entrare.
“ Niente, niente. Non si trova niente” Disse njmue con un gesto stizzito. “ Cerchiamo qualcosa che ci possa essere utile per fermarlo.
Gli scaffali alle pareti erano pieni di bottigliette, infusi, pietre e oggetti di ogni genere. Stavano scegliendo le loro armi quando la porta si abbattè per terra con un gran fragore.
Sul volto di quell’orrendo essere vi era stampato un ghigno di soddisfazione.
“ Eccovi qua maledette. Pensavate forse di potermi sfuggire?”
Njmue scagliò una piccola ampolla che andò a frantumarsi ai piedi dell’uomo, un filo di fumo rossastro si alzo inondandolo. Nel frattempo la strega urlò la formula magica.
Il mostro sembrò avere un momento di stordimento. Ondeggiò un po’ dando l’impressione che sarebbe caduto.
Ma fu solo un attimo.
“ Ah ah ah ah!!! Povera stupida! Credi davvero che i tuoi intrugli possano farmi qualcosa?”
Nella sua mano comparve una piccola palla che emanava una luce luminosa e accecante. Ci soffiò sopra e una scia di luce partì nella direzione delle donne. Loro ebbero appena il tempo di ripararsi sotto il tavolo che la lama di luce si abbattè contro la parete. Alcuni calcinacci si staccarono dal muro e si abbatterono su di loro. Sarahel fu colpita alla base del capo e cadde a terra incosciente.
Njmue si sentì, per la prima volta in vita sua, indifesa e senza sapere cosa fare.
Un’altra lama luminosa si abbattè sul tavolo spaccandolo a metà e lei si ritrovò stesa a terra con una gamba ferita da un pezzo di legno che le si era conficcato nel polpaccio.
Il demone intanto si era avvicinato ed ora la stava guardando dall’alto in basso con il solito ghigno orripilante stampato su quella che a malapena pareva una bocca.
“ Ed ora è finita strega. Tu e il tuo mezzosangue morirete finalmente!”
Stava per soffiare nuovamente sulla sfera quando dal ventre di Njmue si udì provenire una vocina acuta da bambino che intonava una cantilena:
“Essere immondo, essere blasfemo,
di fronte a te io non tremo,
dalla notte sei stato generato
e nella tua stessa notte sarai consumato.
Io sono colui che non avrai
perché i poteri ora più non hai “.
La sfera che teneva in mano si spense improvvisamente. L’uomo rimase immobile, sconvolto da quanto era appena accaduto. Nei suoi occhi l’incredulità.
Nella mente di Njmue si udì la stessa vocina “ Ora madre, ora!”
La strega approfittò del momentaneo smarrimento del demone, si alzò facendo una smorfia di dolore e afferrò un’altra ampolla che gettò sempre ai piedi dell’essere.
Lo stesso fumo denso che prima non aveva ottenuto risultato, stavolta lo fece gridare di dolore. Si dibattè cercando di liberarsi da quella sostanza invisibile che gli stava consumando la carne, ma dopo pochi secondi crollò a terra. Il suo corpo continuava a dissolversi come se fosse stato immerso in un acido e tra poco non ne sarebbero rimaste che ceneri.
La strega si chinò sulla sua amica nel momento in cui lei si stava riprendendo.
“ Madre corri da Terenz. Lui ha più bisogno di te”.
Dal piano superiore un grido lacerò il silenzio.
Terenz stava combattendo contro il suo incubo peggiore. I morti stavano cercando di portarlo nelle tenebre con loro…
Njmue raggiunse il piano superiore e seguendo le grida di Terenz si diresse subito in cucina.
Lo spettacolo che le si presentò davanti era terrificante. Terenz era circondato da una miriade di presenze incorporee e informi,fluttuanti. Il tutto sembrava un fumo grigiastro, contorni indefiniti che si sgretolavano per poi ricomporsi come in un disegno assurdo e spaventoso.
L’uomo si dimenava tentando di liberarsi dalla loro morsa ma le sue braccia si perdevano nel vuoto.
Alla strega parve subito chiaro che le presenze degli spiriti dei morti erano divise in due fazioni che combattevano tra loro per il possesso finale del corpo dell’uomo. I più aggressivi erano coloro che erano venuti per portarselo con loro nelle tenebre, altri però erano intervenuti per difenderlo, ma erano in minoranza nonché più fragili. Tra di loro anche bambini, donne, anziani…
Njmue si buttò nella mischia senza pensare cercando di trascinare Terenz per un braccio fuori da quell’orrenda gabbia fatta di corpi mutilati, di grida strazianti, di assordanti lamenti e stridolii che si dimenavano furiosamente. Era evidente che la mente dell’uomo stava già vacillando trascinandolo in un obblio senza ritorno e il suo cuore non avrebbe retto per molto.
I morti non sembrarono dare molta importanza all’intervento della donna, quasi come se sapessero che non poteva fare loro nulla. Infatti tutti i suoi tentativi di liberare l’uomo furono vani, finchè alla fine si trovò stesa per terra esausta e impotente.
“ Resisti Terenz, non mollare. Resta presente e non lasciarti andare!” Gridò e intanto pensava a cosa poteva fare per salvarlo.
“ Bambino mio aiutami, che posso fare per aiutarlo?”
In quel momento un soffio di aria gelida entrò nella stanza e Lestat fece la sua entrata di corsa seguito da un uomo che si bloccò immediatamente restando in disparte e incredulo di fronte a quello che stavano vedendo i suoi occhi.
“ Vai fuori Njmue, non puoi fare nulla tu. ” Disse Lestat aiutandola dolcemente a rialzarsi.
“ Ma…” Tentò di dire lei.
“ Vai. Porta fuori anche lui e chiudi la porta. Nessuno deve vedere.” Il tono di Lestat era perentorio mentre indicava l’uomo appoggiato alla parete.
Njmue si diresse verso l’uscita della stanza proprio mentre stava sopraggiungendo Sarahel che ancora si teneva la testa con la mano.
La spinse fuori insieme all’uomo che dovette scuotere fortemente perché si riprendesse dallo stato di choc in cui era.
Lestat si rese subito conto che non aveva tempo da perdere. La resistenza fisica di Terenz era al limite e i morti l’avrebbero avuta presto vinta su di lui.
Si gettò all’interno della mischia e abbracciò l’uomo. Gli piegò il capo da un lato e gli posò le labbra sul collo cercandone la giugulare. Gli affondò i denti nella vena e iniziò a succhiarne il sangue caldo.
Terenz non capì neppure cosa gli stava succedendo e man mano che il vampiro gli aspirava la vita, lui si abbandonava tra le sue braccia sempre di più fino a chiudere gli occhi in un pallore che ne preannunciava la morte.
Le presenze intanto ebbero un attimo di esitazione e si fermarono dividendosi, le buone da una parte e le cattive dall’altra. Poi le seconde capendo che il loro scopo era vanificato si dissolsero sparendo in una frazione di secondo.
Le altre rimasero ad osservare la scena fino a che non videro Lestat posare delicatamente il corpo di Terenz, apparentemente senza vita, sul pavimento.
Guardarono il vampiro negli occhi e ne colsero un piccolo luccichìo come di una lacrima. Un bambino con una profonda ferita sul volto gli si avvicinò e gli accarezzò una mano emettendo un suono stridulo. Poi sparì anche lui insieme a tutti gli altri.
*****
Quando aprì la porta trovò gli altri fuori che aspettavano con ansia.
Njmue intuì immediatamente l’accaduto e si fiondò all’interno della cucina raggiungendo il corpo di Terenz steso a terra. Vide i due buchi sul collo lasciati dai denti di Lestat e si mise a piangere.
Alzò lo sguardo e lo vide in piedi davanti a lei.
“ Ho dovuto Njmue. Era l’unico modo per salvarlo. Renderlo vampiro… un morto vivente”. Disse questo quasi senza voce, sentendosi addosso tutta l’atrocità della sua azione.
“ Che succederà ora Lestat? Avevi giurato che non avresti più bevuto sangue umano… che succederà ora ?”
Mille frammenti di luce apparvero quasi accecando la strega e un secondo dopo Elmet si materializzò di fronte a loro in tutta la sua eterea e severa bellezza.
“ Non succederà nulla Njmue. Non succederà proprio nulla perché Lestat ha fatto l’unica cosa possibile che potesse impedire alle tenebre di impossessarsi di Terenz. Ed è stata anche una dura prova per lui. Ha resistito dolorosamente al desiderio di dissanguarlo e ne ha invece prelevato solo la giusta dose perché lui possa risorgere come vampiro e continuare il compito per il quale è stato chiamato…” Mentre Elmet parlava, la strega vide sul volto di quell’essere quasi l’accenno impercettibile di un sorriso.
Stava per risponderle quando Elmet si disintegrò in uno scoppiettìo di frammenti luminosi e, mentre si dissolveva, si udì nuovamente la sua voce sussurrare :
“ E’ ancora tutto nelle vostre mani !”
*****
Njmue si avvicinò a Lestat che sembrava distrutto e lo strinse a sé. Stettero così abbracciati in silenzio per un lunghissimo tempo. Su di lui ancora l’odore del sangue ma lei parve non farci caso. Era il suo uomo, l’uomo che amava. Ed era lì tra le sue braccia. Questo era ciò che contava…
Ora la cucina era tornata silenziosa.
Lestat sembrava esausto ed il suo volto ancora più pallido del solito. Lungo un angolo delle labbra stava scivolando una piccola goccia di sangue.