Lyman e il Demone Grimlock
Lyman
Lyman si stava affrettando verso casa con passo celere, quasi correndo. Ormai le tenebre erano scese da un pò e il buio la avvolgeva con le sue ombre minacciose.
Si era attardata troppo al capezzale della sorella in ospedale ed ora, col cuore in gola, stava percorrendo l’ultimo tratto di strada che portava a casa e non vedeva l’ora di arrivarci, ancora un isolato e sarebbe stata in salvo. Intorno a lei solo il silenzio inquietante di vie vuote. Ormai era tanto tempo che al calare del tramonto la gente si rintanava dietro a porte e finestre sbarrate.
La notte era diventata il regno di disgraziati, assassini e altro di innominabile e non era certo raccomandabile, per una ragazza trovarsi fuori a quell’ora.
Sentì un fruscio alle sue spalle, come di qualcosa che strisciasse sull’asfalto. Non si girò neppure ma accellerò il passo col cuore che le batteva nella gola e le gambe tremanti.
Non vi fu meraviglia sul suo volto quando si sentì afferrare alle spalle e sbattere contro il muro, come se già si aspettasse quanto stava accadendo.
Un essere dal volto mostruoso e dagli occhi rossi come il sangue la stavano fissando. La sua bocca era un taglio informe aperto su dei tratti che nulla avevano di umano.
La teneva bloccata contro la parete con una sola mano che le premeva sul petto, aveva una forza sovrumana tant’è che Lyman non solo non poteva muoversi ma faticava anche a respirare.
“Ti prego… ti prego…” Riuscì a malapena a sussurrare. Le si leggeva un terrore immenso negli occhi, ma non riusciva a impedirsi di continuare a fissare in volto quella creatura orribile.
“Ti prego lasciami andare…”
L’essere alzò l’altra mano e la passò sui lunghi capelli biondi di lei come in un gesto di tenerezza e si avvicinò al suo volto tanto che la ragazza ebbe la terribile impressione che la volesse baciare. Il fetore che emanava il corpo di quella creatura era nauseante. Lyman ebbe un conato di vomito.
“Dio, ti prego, aiutami”. Lo disse quasi in un sussurro.
A quel nome, l’essere spalancò la bocca e ne uscì un verso animale acuto e assordante. Era enorme e pareva una voragine che si apriva su abissi infiniti.
La ragazza credette di morire di spavento e il respiro le si fece flebile. Aveva la bocca aperta per incamerare più aria possibile ma il respiro le si smorzava nella gola.
Poi accadde tutto in un attimo.
La creatura perse i contorni trasformandosi in un fumo denso e nerastro che le entrò nella bocca e nelle narici soffocandola.
Il suo corpo scivolò lungo il muro fino a terra come fosse stato un burattino a cui avevano tagliato i fili e rimase riverso sul marciapiede col volto sul freddo asfalto.
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Njmue aveva insistito per seguire Lestat quella notte e a nulla era valso il tentativo di lui di dissuaderla. Contro la testardaggine di una strega neppure un vampiro riusciva ad averla vinta.
Lei sapeva che quella volta il suo uomo avrebbe avuto bisogno di lei, infatti non fu un’opera facile salvare la vita a Tess e il supporto di Njmue era stato fondamentale per la buona riuscita della cosa.
I demoni li avevano anticipati e quando loro erano giunti alla casa della donna, la lotta per liberarla fu lunga ed estenuante. Njmue era ricorsa alle sue arti magiche più potenti per combattere al fianco del vampiro ed alla fine li avevano sgominati, potendo così portare in salvo la donna.
Tess era una strega molto forte ed aveva il potere di poter viaggiare nel tempo. Ma solo nel passato. Era stata presa alla sprovvista, nella sua casa, e non era riuscita a sfuggire prima che i demoni le fossero addosso con l’intento di ucciderla.
Ora erano tutti e tre sul furgone diretti verso casa quando Njmue si accorse di un corpo di fanciulla che era riverso a terra. Intimò a Lestat di fermare l’auto e scese di corsa per raggiungere il punto dove la ragazza giaceva apparentemente morta. Lestat la seguì e fu proprio lui a girare il corpo di Lyman per vederle il volto.
L’espressione della ragazza sembrava mummificata in una mescola tra stupore e orrore. Sembrava morta ma Njmue si avvicinò alle sue labbra e sentì un debolissimo respiro.
“Dobbiamo portarla con noi, non possiamo lasciarla qui” Disse a Lestat.
“Intuisco un pericolo in questa ragazza. Non credo sia una buona idea portarla al cascinale.” Rispose Lestat.
“E’ solo una ragazzina Lestat. Qualunque cosa le sia accaduto noi la proteggeremo e la salveremo, staremo attenti ma non possiamo lasciarla morire qui”. La strega guardò negli occhi il vampiro e lui capì che sarebbe stato impossibile farle cambiare idea.
“Come vuoi. Ma dovremo stare molto attenti, sento un pericolo che non so definire…”.
“Anche io lo sento Lestat. Ma dobbiamo provare a salvare la vita di questa ragazza. Staremo in guardia.”
Il vampiro sollevò il corpo di Lyman come se fosse un mucchietto di stracci e lo portò al furgone dove lo posò delicatamente sul sedile posteriore, di fianco a Tess che, avendo già intuito il pericolo, non aveva neppure fatto il gesto di scendere dall’auto ed aveva atteso lì il loro ritorno.
Il mezzo era appena ripartito che la donna, guardando la ragazza stesa al suo fianco, con voce greve e dura pronunciò:
“Avete raccolto qualcosa che proviene dalle viscere dell’oscurità”.
Il demone Grimlok
Quando raggiunsero i margini della vallata in cui troneggiava la grande cascina Njmue , con un gesto veloce delle mani, fece sparire la protezione che la rendeva invisibile così da poter giungere con il mezzo, fino in prossimità del grande portone.
Le risultò strano che nessuno fosse ancora venuto ad aprire, solitamente intuivano il loro arrivo e li attendevano sulla soglia. Mentre Lestat sollevava Lyman dal sedile dell’auto per trasportarla dentro, lei e Tess si avvicinarono al portone.
Njmue cominciò a battere i pugni sul legno gridando di aprire. La raggiunse la voce di Zorah:
“C’è è un demone con voi. Non posso farlo entrare. Proprio tu hai dato queste direttive.”
“Non fare lo stupido Zorah.” Rispose Njmue “Sta per sopraggiungere l’alba e Lestat deve entrare. E’ tutto sotto controllo e ti ordino di aprire!”
Tutto tacque per un istante che sembrò interminabile, poi si udì il rumore secco dello scrocco nella serratura e, cigolando, il grande portone si aprì.
Entrarono sotto gli sguardi preoccupati dei loro compagni e tutti insieme seguirono Lestat nel salone dove egli posò il corpo della ragazza sul divano. Il volto di lei era diafano, quasi trasparente e non dava alcun segno di vita.
Sarahel si affrettò a chiudere i pesanti tendaggi onde evitare che il sopraggiungere dell’alba potesse investire di luce la stanza, poi accese la lampada.
Si rivolse poi a Tess e le diede il suo benvenuto. A turno tutti si presentarono alla nuova arrivata e lei si stupì di trovare lì anche un ragazzino così giovane, Emanuel, che ora la guardava con curiosità.
Ma poi l’attenzione di tutti tornò alla ragazza stesa sul divano.
“Dobbiamo liberarla da ciò che la tiene in questo stato” Disse Njmue.
“Dentro di lei vi è qualcosa di malvagio. Lo sento chiaramente. Se la liberi ce lo troviamo in casa, non credo sia una buona idea.” Rispose Zorah.
“Eppure dobbiamo tentare, non possiamo lasciarla morire così. Siamo tutti qui e faremo fronte a qualunque essere ci si pari davanti”. Così dicendo Njmue scese nello scantinato e tornò con il suo libro magico e altri oggetti. Sul pavimento, ad ogni angolo intorno al divano, depose 4 quarzi trasparenti e accese 7 candele nere che depose in modo circolare. A Sarahel chiese di tenere in mano il suo potente talismano e di essere pronta ad usarlo. Poi si rivolse a Tess:
” Sei disposta ad aiutarci?”
Senza dire una parola la strega si unì alle altre due che stavano in piedi fuori da quell’improvvisato cerchio magico.
“State pronti ad ogni evenienza voi…” Disse poi agli altri raggruppati in un angolo della stanza. Guardò negli occhi sia Tess che Sarahel e aprì il libro.
In coro e con voce forte e determinata, pronunciarono una lunga formula e poi la ripeterono per altre due volte.
Quando finirono il silenzio che calò nella stanza sembrava sovrannaturale. Inizialmente non successe nulla, poi, all’improvviso, il corpo della ragazza iniziò a sussultare violentemente.
“Nessuno la tocchi” Gridò Njmue e spinse le sue compagne lontano dal divano.
Lyman spalancò gli occhi e il suo sguardo pareva disperato e pieno di un infinito terrore. Il suo corpo continuava a contorcersi in movimenti che nulla avevano di naturale. La sua bocca si spalancava come a voler gridare ma non ne usciva alcun suono. Poi la sua schiena si incurvò e gli occhi rotearono fino a diventare totalmente bianchi e dalla bocca aperta, un fumo nerastro uscì sagomandosi nella forma di un essere orrendo.
In un ultimo sussulto, la ragazza chiuse gli occhi e rimase immobile.
Due incredibili occhi rossi spuntavano da un volto informe e dopo aver guardato a turno tutti gli astanti si puntarono in quelli di Njmue che fissava preoccupata Lyman sperando che fosse ancora viva.
“Non ti preoccupare per lei, strega, sta bene, non le ho fatto nulla di male. Volevo solo un mezzo per raggiungerti”. Così dicendo l’essere fece per dirigersi verso di lei. Lestat si preparò ad attaccare e Sarahel strinse il suo amuleto che si illuminò di una violenta luce blu. Ma il demone non si poteva muovere. Era imprigionato dentro il cerchio magico.
“Non c’è bisogno di tenermi prigioniero. Non sono venuto a farti del male. Sono io che ho bisogno di te”. Disse.
“Chi sei?” Chiese Njmue.
“Io sono Grimlok, demone della stirpe dei Gollak…” Così Grimlok iniziò a raccontare la sua storia…
Non era sempre stato un demone. Anni addietro era un ragazzino di campagna che viveva in una fattoria insieme ai genitori e tre fratelli. Un giorno capitò che, giocando davanti a casa, trovò un oggetto strano che pareva una piccola urna in legno. Lo portò in casa alla madre che lo aprì. Ne uscì un fumo denso e nero che invase tutto soffocandoli. Lui fu l’unico a sopravvivere ma quando si riprese le sue sembianze erano diventate quelle di ora ed anche tutta la sua vita era cambiata. I genitori e i fratelli erano stati divorati e i resti dei loro corpi orrendamente mutilati erano sparsi ovunque. Non seppe mai perchè a lui fu risparmiata la vita ma l’inferno in cui era precipitato era di gran lunga peggiore. Era costretto ad uccidere per cibarsi di carne umana e a nascondersi da tutto il mondo. Era un inferno e lo era ancor di più perchè tutto, dentro di lui, era rimasto invariato, con i sentimenti e le emozioni di un tempo. Aveva provato a morire ma non poteva farlo e viveva nell’angosciante orrore di una vita che odiava . Così aveva pensato di rivolgersi a colei che sapeva essere la strega più potente perchè lo aiutasse, o a tornare ciò che era o ad uccidersi.
Quando finì di raccontare gli altri lo osservarono in silenzio. Poi Zorah disse:
“Qualcosa mi dice che ha detto la verità”.
“Si, anche io gli credo” Rispose Njmue.
Terenz e Lestat, seguiti dal ragazzino portarono Lyman in una stanza dove Sarahel e Tess cominciarono a prendersi cura di lei. Era ancora molto pallida e priva di sensi ma il respiro si stava regolarizzando. Le avevano preparato una tisana con erbe speciali ed ora attendevano di potergliela far bere.
Grimlok non aveva accennato alcun movimento quando si erano avvicinati a lui per prendere la ragazza. Ora se ne stava seduto sul divano col volto chino. Immobile. Nonostante gli credessero lui stesso aveva preferito restare dentro il cerchio che lo rendeva impotente. Temeva di poter agire in modo incontrollato contro gli abitanti di quella comunità.
Nel frattempo Njmue sfogliava il suo libro alla ricerca di qualcosa che le potesse indicare una soluzione per il demone, ma ancora non aveva trovato nulla.
La voce di suo figlio si aprì nella sua mente e lei, come sempre faceva, si fermò ad ascoltare.
Seguendo le istruzioni che il bambino le aveva dato, andò in cucina e preparò una pozione magica poi, con la tazza piena del liquido caldo, tornò da Grimlok.
“Questa bevanda ti addormenterà il tempo necessario per poterti trasferire nello scantinato. Purtroppo dobbiamo rinchiuderti in una gabbia sicura per noi e per te. Non possiamo rischiare che nel tragitto tu possa farci del male. E non possiamo rischiare che durante la mutazione tu possa uscire dal cerchio. Devi sapere che il processo durerà giorni e sarà dolorosissimo per te. La retrocessione allo stato umano comporterà una mutazione fisica violenta. Vi è anche il rischio che tu non la possa sopportare…”
“Sono pronto Njmue. Non accetto più la mia esistenza così com’è… Se non ce la farò, la morte sarà ciò che desidero ormai da troppo tempo.”
La strega appoggiò la tazza sul pavimento, ai piedi del demone. Lui la prese e bevve il contenuto in un solo sorso. Dopo un attimo crollò sul divano come un peso morto.
Njmue spense le candele e tolse i quarzi poi chiamò gli uomini che sollevarono il pesante corpo del demone e lo trasportarono nell’umido scantinato chiudendolo nella gabbia di ferro che avevano costruito per le emergenze.
Poi chiese a tutti di uscire.
“Io non ti lascio sola” Disse Lestat.
“Non sono sola, dovresti saperlo…” Rispose lei sorridendo. “Qualcosa di tuo è sempre con me…”
A malincuore lui se ne andò ma restò fuori dalla porta in attesa.
La strega entrò nella piccola prigione dove, su un giaciglio di fortuna, era steso il demone. Gli prese la mano informe e la posò sul suo ventre, poi chiuse gli occhi. Dal corpo disteso di Grimlok si sprigionò fumo nero che si incanalò sul suo braccio e raggiunse la mano sparendo all’interno del ventre di Njmue. All’inverso, poi, un fumo bianco ne uscì e ripercorse lo stesso tragitto per sparire all’interno del corpo del demone.
Un bagliore accecante lo investì sollevandolo di alcuni centimetri prima che riprecipitasse sul giaciglio. Poi tutto si spense.
“Ora vai madre. Subito!”
La donna aprì gli occhi e uscì di corsa chiudendosi la pesante inferriata alle spalle.
Stette ad osservare per un attimo. Poi il demone aprì gli occhi e cominciò a urlare come se lo stessero squoiando vivo. Si alzò e andò contro le inferriate sbattendovi contro con violenza. Continuava a gridare parole incomprensibili mentre il suo corpo sembrava percorso da una corrente invisibile.
Era impossibile sopportare quel rumore e quelle urla.
Njmue salì la scala ed uscì.
Nonostante le porte chiuse, le grida e i botti contro le inferriate si udivano in tutta la casa. Non sarebbe stato facile neanche per loro sopportare.
Ma ora c’era solo da attendere.
Continua….