Il battesimo della vampira
Erano imprigionati nel cunicolo, senza alcuna possibilità di movimento per potersi difendere adeguatamente contro l’attacco dei cinque demoni.
Enormi palle di fuoco, materializzate dalle loro mani, cominciarono a sfrecciare ovunque, colpendo pareti e pavimento, creando piccole voragini e frantumandone intere parti in un vortice di pietre e cemento, mentre loro si riparavano, fuggendo, all’interno delle stanze.
Emanuel, per congelare i demoni senza colpire i suoi amici, avrebbe dovuto pararsi di fronte a loro almeno il tempo per pronunciare la formula, ma avrebbe rischiato di essere incenerito prima di riuscirci.
“Dobbiamo uscire da qui e prenderli alle spalle” Disse Tess
Nel frattempo Njmue era rimasta imprigionata in una stanza dal crollo di una parete. Con lei c’erano Emanuel, Sarahel e Lyman.
” Presto andiamo!” Gridò Tess a quanti erano con lei.
” Non possiamo lasciare Njmue qui” disse Lestat con una nota di ansia nella voce.
” Una volta fuori li prenderemo alle spalle e li obbligheremo a combattere contro di noi. Così libereremo anche loro!” rispose Tess. ” Lestat, è l’unico modo per salvarci! Altrimenti moriremo tutti.”
Lestat e gli altri annuirono. Si unirono in circolo e in un attimo furono fuori dal rudere, ad un centinaio di metri dai loro nemici.
Grimlok partì subito alla carica ma una scheggia di fuoco lo colpì ad una spalla facendolo cadere a terra ferito.
Lestat e Terenz si trasformarono in vampiri e si gettarono contro i nemici.
Mentre gli altri assistevano impotenti a quanto stava accadendo, Hirene sentì una bruciante lingua di fuoco attraversarle il corpo, e per un attimo pensò di essere stata colpita. Un dolore mai provato prima le offuscò la vista facendola piegare in due e togliendole ogni forza. Durò un secondo, ma a lei parve un’eternità. Poi dalla bocca le uscì un suono rauco e rabbioso e una forza strana e sovrumana si impossessò di lei insieme ad uno strano desiderio di sangue, quasi un richiamo che le giungeva dallo stomaco.
Si librò ad un metro da terra e partì all’attacco. Solo in quel momento seppe di essersi trasformata in vampiro. Ma non ebbe il tempo di pensarci. Quelli erano nemici. E lei doveva distruggerli.
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Con uno scatto Njmue scansò il demone che la stava colpendo e con il cenno di una mano lo mandò a sbattere contro una parete.
Emanuel si lanciò verso di lui proprio mentre questi era riuscito ad afferrare un braccio di Njmue. Accadde tutto in un attimo. Il demone mollò la presa e sfrecciò verso il ragazzo. Gli occhi neri di Emanuel si spalancarono e il viso assunse un’espressione sbigottita. Si toccò il fianco dove si era formata una macchia scura e alzò la mano sporca di sangue. Barcollò e poi cadde senza mai smettere di fissare il demone.
“No!” Urlò disperata Njmue accovacciandosi vicino al ragazzo mentre Sarahel, col suo amuleto, aveva avvolto il demone nel fascio di luce azzurra, impedendone momentaneamente i movimenti.
Il grido di Hirene sembrò giungere dall’inferno mentre pereva essersi materializzata dal nulla nella stanza. I lineamenti del suo volto erano una maschera terribile e spaventosa, così come anche il suo corpo era divenuto più alto e corpulento. Non camminava, ma si muoveva sospesa da terra. Si gettò come una meteora addosso al demone e lo atterrò mentre i suoi artigli gli si piantavano nel petto e con i canini tentava di sbranargli le carni.
Pareva una bestia assetata di sangue.
” Uscite! Subito!” Gridò ai suoi amici.
” Portate fuori il ragazzo” ordinò Njmue a Sarahel e Lyman ” Io vi raggiungo subito”.
Le donne presero Emanuel tra le braccia e si diressero fuori dove la battaglia continuava ad infuriare.
La strega corse nel sotterraneo dove teneva i suoi strumenti magici e le pozioni. In una piccola sacca infilò velocemente alcune ampolle ed un paio di oggetti, tra cui la “lama”, poi corse all’esterno.
Passando davanti alla stanza dove Hirene e il demone ancora combattevano, vide, con la coda dell’occhio che la bocca della vampira era piena di sangue…
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Le pozioni e gli strumenti servirono alla strega per curare e salvare i suoi amici. Il ragazzo, ripresi i sensi e con un fil di voce disse a Njmue di gridare ai vampiri di allontanarsi dai demoni, poi con le ultime forze che gli erano rimaste pronunciò la formula per trasformarli in statue di ghiaccio, quindi svenne.
Le statue vennero frantumate in mille pezzi e tutto finalmente tacque.
Solo Hirene mancava.
*****
Lestat entrò nel sotterraneo pronto a darle una mano. Si aspettava di sentire ancora i rumori della lotta e si stupì, quindi, dello strano silenzio in cui tutto era avvolto.
Procedette guardingo fino ad arrivare alla stanza e restò come impietrito davanti alla scena che gli si presentò davanti agli occhi.
Il demone era morto. Il suo petto era aperto in due parti come fosse stato strappato con le mani o con i denti.
Hirene era sopra di lui. Tra le mani stringeva qualcosa che ancora grondava sangue e lei se lo portava alla bocca avidamente.
Si stava cibando del suo cuore.
Il tocco di Elmet
Dopo aver perso anche l’ultimo loro rifugio, il gruppo si spostò ancor più lontano dai centri abitati, cercando di rendersi più difficilmente raggiungibile da chiunque e si trasferirono in un cascinale abbandonato sito in collina e protetto dalla boscaglia.
Ci misero giorni per ristrutturarne il tetto e gli infissi, così come tutto l’interno della fatiscente abitazione.
Gli uomini erano gli addetti ai lavori più pesanti e si dettero un gran da fare lavorando dall’alba a sera tardi, senza sosta, fermandosi solo il poco tempo necessario per un pasto veloce. Lestat e Terenz, non potendo esporsi alla luce del giorno, si univano a loro all’imbrunire e continuavano per tutta la notte.
Allargarono anche la casa aggiungendo tre stanze, così da poter contenere tutti gli occupanti.
Alla fine il rifugio ebbe un aspetto completamente diverso ed accogliente.
Dall’ultimo attacco subito dai demoni, nulla era più accaduto, ma loro sapevano bene che era solo una questione di tempo.
Ormai Njmue era all’ottavo mese di gravidanza e si avvicinava al parto.
In quel periodo Lestat aveva salvato la vita e portato al rifugio altre due persone, un uomo e una donna.
Lui, Jason, era un medico chirurgo che praticava cure usando solo ed esclusivamente prodotti medicinali ricavati dai frutti della natura. Non prestava assistenza, quindi, nelle strutture mediche convenzionali, ma in uno studio, in casa sua, attrezzato per ogni evenienza. In città era considerato alla stregua di uno stregone, ma la gente di lui si fidava anche perchè era in grado di effettuare interventi difficilissimi solo con l’ausilio di mezzi semplici e di fortuna.
Lei, Asha, era invece una ragazza cieca dalla nascita abbandonata dalla madre in un orfanotrofio. Fin da piccola mostrò di avere poteri particolari che, nel tempo, l’avevano allontanata da tutti. Raggiunta la maggior età era andata a vivere con una anziana zia, l’unica parente che, negli anni, le aveva mostrato un pò di affetto andandola, di tanto in tanto, a trovare nell’istituto in cui viveva. Il fatto di non aver la vista non era un problema per lei anzi,riusciva a fare cose che neppure un vedente avrebbe potuto. Infatti il suo lavoro principale era ricamare interi corredi creando cose meravigliose e nessuno comprendeva come facesse vista la sua menomazione.
Era una ragazza mite e delicata. Ma tutt’altro che indifesa. Appena si sentiva minacciata, intorno a lei si materializzavano oggetti dal nulla e dal nulla si scagliavano contro i malcapitati.Alla morte della zia Asha restò a vivere da sola nella vecchia casa, completamente autosufficiente e senza alcun timore anche perchè nessuno avrebbe mai osato pensare di farle del male. Tranne quei luridi esseri…
Seppure vivessero lontano dalla civiltà, sapevano tutto ciò che accadeva nel mondo. Questo perchè lo sentivano raccontare dalla gente le poche volte che andavano a rifornirsi di cibo in città, e per le continue visioni di Hirene.
Gli scontri tra le forze del bene e quelle del male si stavano facendo sempre più cruente e ogni notte si contavano i morti da ambo le parti.
Negli umani il terrore era arrivato all’apice e i predicatori che preannunciavano un ormai prossimo giorno del giudizio e invitavano tutti al pentimento, nascevano come funghi e, quando calava l’oscurità, erano le uniche voci che si udivano gridare lungo le vie deserte.
Si era anche sparsa la voce che stava per nascere un bambino che sarebbe stato il tanto temuto Anticristo. Altri credevano invece che stava solo ritornando Dio sulla terra.
Le religioni di tutto il mondo tentavano di approfittare del momento di completo caos e confusione per riappropriarsi o aumentare il loro potere sulle popolazioni e, agendo sulle paure della gente, rispolverarono antiche regole atte ad aumentarne la sottomissione dei popoli.
Era un pomeriggio buio e nuvoloso che si preparava all’arrivo di un grande temporale quando Elmet, all’improvviso, si materializzò nella cucina dove Njmue e alcuni altri erano raccolti. Lo sfavillìo di luce che accompagnò la sua comparsa li fece trasalire.
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Njmue alzò subito la mano verso i suoi amici facendo cenno di non spaventarsi e rivolse lo sguardo alla splendida donna dagli occhi di ghiaccio che le si parò davanti. La sua bianca e lucida armatura rifletteva alle fiamme del camino ed emanava giochi di luce che si diramavano ovunque. La spada d’argento le pendeva lungo il fianco chiusa nella sua fondina e lei vi teneva sopra una mano come se temesse di doverla sfoderare da un momento all’altro.
” Salve Njmue ” disse con il solito tono di voce freddo. E poi rivolgendosi agli altri: ” Salve anche a voi. Vi chiedo di andarvene il tempo che io possa conferire in privato con lei”.
Senza commentare tutti si mossero per lasciare la stanza indirizzandosi altrove, non prima di aver lanciato uno sguardo interrogativo alla strega la quale sorrise loro tranquillizzandoli.
Una volta rimaste sole Elmet fece un gesto che Njmue non si sarebbe mai aspettata, tant’è che quando la donna le mise una mano sul ventre gonfio, lei sussultò.
” Non temere. Non sono certo io a voler far del male al tuo bambino o a te. E’ proprio per lui che sono qui ora. Sono venuta a donargli un nome”.
Fu come se solo in quel momento Njmue realizzasse che era da tempo che non pensava più al nome da dare al bambino. Gli ultimi eventi l’avevano distorta da questo piccolo piacere.
” Ancora non conosco la sorte riservata a mio figlio e temo per lui ogni momento. Ora neppure ho il diritto di scegliergli un nome io che sono sua madre?”
” Fin dal primo momento sei stata a conoscenza dell’importanza che questo bambino avrà sulle sorti dell’umanità, così come lo hai tu. Ora non puoi rammaricarti per questo. Anche perchè sai bene quanto possa essere influente il nome sulla vita di una persona. E comunque non l’ho deciso io “.
Così dicendo Elmet tornò ad avvicinare la mano al ventre di Njmue accarezzandolo lievemente. Per la prima volta da quando la conosceva, Njmue intravide negli occhi di quella donna un’espressione dolce e benevola.
” Ho l’ordine di comunicarti che per il tuo bambino è stato scelto il nome Kishar, che significa <Protettore della Terra>.”
” Kishar”…. sussurrò Njmue chinando la testa verso il basso.
Con una mossa fulminea e senza che la strega se ne accorgesse, Elmet le sfiorò la fronte e contemporaneamente allungò le braccia per sostenerla prima che questa cadesse a terra priva di sensi. Poi la depose delicatamente su di una sedia.
Si chinò vicino a lei e nuovamente prese tra le mani il suo ventre accostando ad esso il volto .
” Kishar, sono io…”
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Njmue aprì gli occhi e le parve di aver dormito giorni interi. Quando vide che i suoi amici erano chinati su di lei e la guardavano preoccupati,subito non ne capì il motivo. Stava per chiedere che fosse successo quando le venne in mente Elmet.
Si sollevò precipitosamente e si guardò intorno.
” Dov’è andata?” Chiese.
” Non sappiamo niente noi” rispose Sarhael ” abbiamo atteso fuori per parecchio tempo poi, non sentendo più alcun rumore, abbiamo bussato alla porta ma non ricevendo risposta siamo entrati e ti abbiamo trovata addormentata sulla sedia. Ci siamo un pò preoccupati”…
” Ha parlato col bambino ! “. Queste parole giunsero come un tuono e tutti si voltarono verso Hirene con un’espressione di stupore sul volto. Non l’avevano vista per tutto il giorno e neppure si erano accorti che fosse rientrata. Ormai erano abituati alle sue lunghe assenze e non le chiedevano più dove passasse così tanto tempo. Era l’unico vampiro che si conoscesse che non fosse sensibile alla luce del giorno.
” E tu come fai a saperlo?” Le chiese Njmue con una nota di ansia.
” Lo so e basta. Ciò che non so è cosa si sono detti perchè hanno comunicato mentalmente ed io non sono riuscita a “captarlo”.
Questo non rassicurò la strega. Se Elmet l’aveva addormentata per parlare con suo figlio, evidentemente non voleva che lei venisse a conoscenza di quanto si dicevano, e questo la inquietava. Dopotutto quello era il suo bambino e tutto ciò che lo riguardava, riguardava anche lei.
Un forte soffiò di vento entrò violentemente dalla cappa del camino e quasi spense il fuoco, contemporaneamente sia i mobili che gli oggetti sopra e dentro di essi cominciarono a scuotersi e tintinnare.
Durò pochi istanti poi tutto si placò ed una voce che parve provenire da ogni direzione inondò la stanza.
” Sono Kishar. Io sono Kishar!.”…
Continua…