Le profezie di Nostradamus
Nostradamus, il più celebre veggente di tutti i tempi, colui che secondo alcuni ha lasciato le previsioni sul futuro dell’umanità fino all’anno 3797, è nato il 14 dicembre 1503 a Saint-Remy-de-Provence, un piccolo paese nel Sud della Francia.
La sua è una famiglia benestante di origine ebraica. Il nonno del futuro Nostradamus, però, si avvicina alla religione cristiana e per questo decide di cambiare addirittura nome. Per dimostrare devozione alla Madonna, infatti, lascia il proprio cognome Gassonet ed adotta quello di Notre-Dame, dalla chiesa dove ha ricevuto il battesimo. Ma questa versione dei fatti è controversa e per alcuni Nostradamus non è altro che
una derivazione dal latino nostra damus, che vuol dire “diamo le nostre cose”, cioè “trasmettiamo le cose che sappiamo”. Quello che è sicuro è che il nome Nostradamus è la latinizzazione di Michel de Nostradame, uomo di corte dei sovrani di Francia, apprezzato astrologo, consulente personale di Caterina de’ Medici, ma soprattutto medico di fiducia di suo figlio, il re Carlo IX. Un personaggio che ancora oggi, dopo più di cinque secoli, fa scrivere e parlare di sé.
Gli studi
Il giovane Michel lascia presto Saint-Remy per andare ad Avignone. A soli 17 anni è già laureato in filosofia e letteratura per poi cominciare a studiare matematica e scienze naturali. Dopo qualche anno arriva a conseguire una seconda laurea, questa volta in medicina. Sono anni difficili, in Francia la peste imperversa, ma lui non si tira indietro come invece fanno gli altri medici. Applica metodi nuovi e predica l’igiene nei luoghi di cura, cosa all’epoca considerata rivoluzionaria. La sua fama cresce di pari passo con i successi. Questo però comincia ad attirargli anche l’invidia e la maldicenza di molti colleghi.
Viaggi importanti
Tra il 1535 e il 1545, Nostradamus viaggia moltissimo: dieci anni dei quali non è rimasta molta traccia anche se sono in molti a ritenere che proprio dalle esperienze fatte in questo periodo derivi buona parte della sua conoscenza. Nel 1547 si risposa. Ora il brillante medico di Saint-Remy vive a Salon e comincia ad essere “Nostradamus”. La sua passione è l’astrologia, che usa per collocare nel tempo le proprie profezie. Passa buona parte delle sue giornate a studiare e, oltre a scritti scientifici, come un trattato sull’uso dei farmaci e sulla loro possibile nocività, pubblica anche il testo che lo renderà famoso per secoli: il suo “Vrayes Centuries et Propheties de Maistre Michel Nostradamus”, cioè le “Vere centurie e profezie di mastro Michel Nostradamus”.
Le Centurie
Nella casa di Salon, dove vive fino alla morte, oggi c’è un museo a lui dedicato. Qui sono nate le “Centurie” che lo hanno reso famoso, frutto però di un grande travaglio interiore. Uscite a più riprese dal 1555 al 1568, sono dedicate a suo figlio Cesare. Nostradamus, che ha asserito di vivere la propria capacità di vedere il futuro come una condanna, ha scritto ben 553 oracoli in forma di quartina. Ma cosa rivelerebbero le sue profezie? In realtà quasi tutto, visto che riportano eventi fino alla fine del 3000 e toccano ogni genere di avvenimento. Nella prima parte Nostradamus spiega come sono nate. Avrebbe, infatti, trovato degli antichi testi di occultismo, con un sapere che arrivava da epoche remote. In questi libri lui avrebbe appreso le arti della divinazione, così potenti da spaventare lui stesso. Per questo avrebbe scritto le sue visioni sul futuro in forma criptica, cercando di non svelare troppo di quanto aveva saputo. Anche sulla natura dei libri misteriosi si riportano diverse dicerie. Si pensa, per esempio, che siano frutto dei suoi contatti con la cultura persiana o con quella egizia. A Salon, la sua città, si dice che lui avrebbe provato a bruciarli e che questi avrebbero emesso una straordinaria luce bianca, decisamente diversa da quella prodotta da ogni altro materiale conosciuto. Altre opinioni, invece, fanno notare che la scelta di scrivere in maniera celata potrebbe essere stata dettata da una più banale prudenza, per non incappare nella repressione dell’Inquisizione. Comunque siano andate le cose, resta il fatto che le Centurie portano a Nostradamus una gran fortuna. Il loro linguaggio simbolico affascina i potenti, tanto che Caterina de’ Medici lo chiama al suo servizio come astrologo e re Carlo IX lo assume come suo medico di corte: un binomio che non deve scandalizzare, visto che all’epoca erano in molti gli studiosi che accostavano alle scienze naturali lo studio della posizione dei pianeti. Lo stesso Galileo Galilei arrotondava le sue entrate facendo oroscopi a pagamento.
Il mistero delle previsioni
Non è solo la regina Caterina de’ Medici a nutrire cieca fiducia in lui. Anche altri sovrani, tra cui l’allora duca di Savoia Emanuele Filiberto, si avvalgono dei suoi servigi. A Torino proprio a quest’ultimo, preoccupato per non essere riuscito ad avere un figlio maschio, Nostradamus predice la nascita del sospirato erede. Non solo: ne prevede il nome, Carlo Emanuele, dice che diventerà il più grande capitano del suo tempo e ne anticipa anche la morte: morirà infatti «quando un nove si troverà davanti a un sette». Strano ma vero, Carlo Emanuele è morto a 69 anni, prima quindi di compierne 70.
Un segreto inviolato
Le Centurie di Nostradamus sono strutturate in un ordine ancora misterioso, assolutamente non cronologico, e non riportano nessuna data. Per leggerle chiaramente è necessario essere in possesso del codice usato dal suo autore per organizzarle, un segreto rimasto inviolato per secoli e che ancora appassiona studiosi di tutto il mondo. Nonostante siano state scritte in modo criptico, però, non è difficile identificare con certezza alcuni personaggi e diverse situazioni. Un esempio per tutti: la profezia che dice: «il sangue del giusto richiede che Londra sia distrutta dal fuoco nell’anno del 66», ha fatto pensare al Grande Incendio di Londra avvenuto, appunto, nel 1666. E come questa, tante altre affermazioni di Nostradamus hanno trovato una conferma postuma nei libri di storia. Ma è veramente così o si tratta di interpretazioni dettate dalla suggestione? Tra le previsioni che sembrano più chiare di altre, e brani che invece mantengono il loro aspetto oscuro, è stato trovato e scritto di tutto. Si sono notate analogie con la seconda guerra mondiale e con la follia di Hiter, con catastrofi naturali e persino con la tragedia dell’attentato alle Torri Gemelle dell’ 11 settembre 2001. Nell’incertezza che ci riserva il futuro, tuttavia, gli studiosi di Nostradamus sono ottimisti: oltre alla ristampa puntuale delle loro opere, si prevedono anni di pace e di grandi cambiamenti. Come dicono anche una profezia maya ed una cinese.
Il ricettario di Nostradamus
Nel 1555, dopo le prime Centurie, Nostradamus ha scritto una raccolta di ricette, divisa tra creme, belletti, profumi, lozioni, medicamenti naturali ma anche conserve e dolci. Un “Traité des Fardements et Confitures” che comprende la sua esperienza di medico ma anche di attento conoscitore delle regole della sana cucina. Un trattato ricco e sorprendente, che riporta addirittura i consigli sul tipo di vasellame o di cottura da utilizzare, i racconti personali e le sue considerazioni. Una raccolta scritta per introdurre nella vita di ogni giorno principi di igiene alimentare e rimedi sani e gustosi ai più comuni malanni. Il testo fu scritto per compiacere Caterina de’ Medici, che da poco l’aveva invitato a corte a Parigi, ma anche per aiutare chi aveva pochi soldi e poche occasioni per avvicinarsi a dolci e conserve. Pare infatti che Nostradamus sia stato il primo a trascrivere e a divulgare le preziose ricette fino ad allora patrimonio solo di speziali e di medici. Una curiosità: nel paese dove ha vissuto ed è morto, Salon de Provence, ancora oggi si vendono dei piccoli dolci fatti seguendo una sua ricetta segreta.
Le profezie di Malachia
Può un santo irlandese aver previsto l’elezione di tutti i Papi? È quello che sostengono gli studiosi delle profezie del vescovo Malachia, vissuto tra il 1094 ed 1148 dopo Cristo. Nei suoi scritti, discussi da molti studiosi, il sant’uomo avrebbe infatti anticipato i tratti più salienti di ogni pontificato, riassunti con un motto dedicato a ciascun Papa. Ma se alcune profezie sono obiettivamente difficili da interpretare, in molte altre, invece, sembra facilmente riconoscibile ogni singolo pontefice. Le sue previsioni riguardano centododici Papi, ordinati in ordine cronologico a partire dalla sua epoca e comprendono anche alcuni antipapi. Si comincia con Celestino II, che fu pontefice dal 1143 al 1144 e che viene indicato con il motto “ex castro Tiberis”, riferito presumibilmente alla sua terra natale, Città di Castello, che si trova proprio sul Tevere. Giovanni XXIII, già patriarca di Venezia, viene presentato come “Pastor et nauta”, cioè “pastore e navigante”, ed in effetti aveva una barca a vela nel blasone cardinalizio. Paolo VI è Flos florum, cioè “fiore tra i fiori”, ed il suo stemma riportava proprio dei fiordalisi. Giovanni Paolo I, invece, è contraddistinto dal motto “De medietate lunae”, cioè “a metà di una luna”, in riferimento forse alla brevità del suo pontificato, interrotto a metà di un ciclo lunare. Giovanni Paolo II, infine, è il “Travaglio del sole”, riferito forse alla sua importante opera in tutto il mondo ma anche alla sua grande sofferenza. La serie si conclude con il motto “Petrus romanus o Petrus secundus”, che secondo alcuni dovrebbe essere l’ultimo pontefice. E Benedetto XVI? Nell’elenco di Malachia il Papa della “gloria dell’olivo” è nella penultima posizione, al centoundicesimo posto. Dopo di lui, quindi, ci sarebbe un momento di svolta nella storia della cristianità o dell’umanità intera. Sempre che tutto ciò sia vero.
Profezie sulla Rivoluzione
Parigi, 14 luglio 1789, la presa della Bastiglia, uno dei momenti più importanti della rivoluzione francese, uno degli eventi che hanno cambiato la storia politica e sociale del mondo. Un fatto, incredibilmente, previsto secoli prima dal vescovo, teologo e astrologo Pierre d’Ailly, vissuto in Francia tra il 1350 e il 1420. Studioso attento dell’astrologia, la considerava un indispensabile strumento di conoscenza, con la quale era possibile prevedere il futuro mantenendo intatta la sua fede. Nel suo “De concordia astronomiae cum theologia”, pubblicato nel 1490 dopo la sua morte, d’Ailly scrive: «e ora parliamo dell’ottava congiunzione che avverrà l’anno 7040 dalla Creazione, il 4758 dal Diluvio, il 1639 a partire dalla Incarnazione. Dopo questa ci sarà un complemento di dieci rivoluzioni di Saturno nell’anno cristiano 1789. Allora, si assisterà a grandi e mirabili cambiamenti del mondo e mutazioni, anche per ciò che concerne le leggi e le sette». Una previsione decisamente precisa, che però non è stata l’unica, visto che anche altri astrologi hanno descritto il 1789 come un anno critico per Parigi e la Francia. Prima dell’anno Mille, infatti, Albumasar, un astrologo iraniano convertito al cristianesimo, scrive nel “Liber de magnis conjunctionibus” che il cielo del 1789 avrebbe assistito ad un profondo sconvolgimento, molto vicino alla “fine del mondo”. Nel 1550 un altro sacerdote francese, Richard Roussat, scrive nel suo “Livre de l’Estat et Mutation des Temps” che negli «anni del Signore mille settecento ottanta e nove, con due rivoluzioni di Saturno, se il Mondo dura sino a quel e tale tempo, delle grandissime, meravigliose e spaventose mutazioni e alterazioni accadranno in questo universale Mondo».